Il 14 e il 15 ottobre 2020 la comunità studentesca di Uniurb voterà per eleggere i propri rappresentanti nel Senato Accademico, nel Consiglio di Amministrazione, nei Consigli di Dipartimento e nei Consigli delle Scuole.
In questo modo, tutti gli studenti e le studentesse potranno partecipare, attraverso i propri rappresentanti eletti, ai processi decisionali dell’Ateneo e potranno contribuire all’assicurazione e al miglioramento costante della qualità della didattica e dei servizi offerti dalla nostra Università.
Ne parliamo con il Presidente del Consiglio degli Studenti e delle Studentesse uscente: Sofia Vaccari, iscritta all’ultimo anno del corso di laurea magistrale in Biologia Molecolare, Sanitaria e della Nutrizione.

 

 

Sofia, il 14 e il 15 ottobre 2020 si eleggeranno i nuovi Rappresentanti degli Studenti e delle Studentesse di Uniurb. Perché è importante che tutta la comunità studentesca partecipi a questo voto?

Perché eleggere i rappresentanti significa per gli studenti e le studentesse di Uniurb avere un supporto e una possibilità di azione all’interno dei vari organi di governo dell’Ateneo.
Il ruolo dei rappresentanti è importantissimo perché agiscono da intermediari tra l’Istituzione, che è un organismo molto complesso, e gli studenti. I rappresentanti danno, quindi, voce ai bisogni e alle proposte della comunità studentesca. Per cui è importante che proprio gli studenti, attraverso questo voto, scelgano le persone più adatte a parlare per loro e contribuiscano al miglioramento continuo dei servizi e dell’offerta formativa della nostra Università.

Che cosa significa assicurare la qualità nel nostro Ateneo e come possono partecipare gli studenti a questo processo?

Significa mettere l’Ateneo nelle condizioni di crescere in una prospettiva di miglioramento continuo e, di conseguenza, significa portare un vantaggio a noi studenti che in questa Università ci formiamo.
Tutte le componenti della comunità accademica sono chiamate a contribuire a questo processo.

 

In particolare noi studenti possiamo farlo in vari modi: votando il 14 e il 15 ottobre 2020 per eleggere i nostri rappresentanti; possiamo farlo anche candidandoci o suggerendo idee e soluzioni agli organi di governo attraverso i rappresentanti stessi, oppure, molto più semplicemente, compilando in maniera responsabile i “Questionari di rilevazione dell’opinione degli studenti”.

 

Quando ci iscriviamo a un esame, dobbiamo rispondere obbligatoriamente e in forma anonima alle domande del questionario per rilevare problematiche che riguardano la nostra formazione e risolverle. Proviamo, quindi, a considerare questi strumenti non come una seccatura, ma come un’opportunità importante per far arrivare a destinazione un’informazione vera e utile e provare a far funzionare le cose.

Il coinvolgimento degli studenti nei processi di assicurazione della qualità in Ateneo è fondamentale, perché?

È fondamentale perché gli studenti sono fruitori della didattica e dei servizi che l’Università offre loro e, in quanto tali, hanno il dovere di monitorare e assicurarsi che ciò di cui usufruiscono sia costantemente efficace.
In generale, l’Ateneo può andare nella direzione della qualità se se si instaura un contatto diretto tra studente e docente, tra studente e segreteria, tra studente e rappresentante, in sostanza se il dialogo tra studente e Istituzione si mantiene vivo e sincero.

Attraverso quale canale gli studenti possono contattare i rappresentanti?

Scrivendo all’indirizzo consiglio.studenti@uniurb.it e contattandoci tramite le Associazioni Studentesche o attraverso i canali social delle Associazioni.

Tu perché hai deciso di candidarti?

Perché ad un certo punto ho sentito la necessità di interessarmi e partecipare attivamente alla vita della mia Università. È iniziato tutto nel tardo pomeriggio di un giorno in cui l’Associazione studentesca Agorà aveva organizzato un aperitivo nella piazza principale di Urbino.
Io e una mia amica ci siamo incuriosite e abbiamo deciso di partecipare all’incontro per sentire di che cosa si trattasse. Lì abbiamo conosciuto ragazzi e ragazze che col sorriso sulle labbra parlavano di “assicurazione della qualità” in Ateneo, e ragionavano sui progetti che avevano in mente per contribuire a realizzarla.

 

Insomma, quel pomeriggio la mia amica ed io siamo entrate a far parte dell’Associazione. Da lì, partecipando agli incontri successivi, ho cominciato a riflettere su problematiche di cui prima neanche mi rendevo conto, e sulla necessità di cambiare ciò che non funziona e migliorare tutto ciò che riguarda la nostra formazione. E così, il passo successivo è stato quello verso l’impegno concreto e la candidatura.

Cosa ti ha insegnato l’esperienza della rappresentanza studentesca?

Per quel che mi riguarda è un’esperienza formativa, una sorta di tirocinio. Ti trovi ad affrontare problemi che non avevi mai trattato, a conoscere e interagire con molte persone di età e ruoli diversi, dagli studenti quasi coetanei ai docenti e ai dirigenti dell’Università e di altre Istituzioni che collaborano con l’Ateneo. Capisci come funziona e quanto sia complicata la burocrazia di una Pubblica Amministrazione, e impari norme e procedure per l’adempimento di pratiche burocratiche.

 

Insomma, ti fai carico di responsabilità alle quali prima di candidarti non avevi mai neanche pensato. Per esempio, se due anni fa mi avessero detto “parlerai di fronte a una platea di 600 persone” in occasione dell’Inaugurazione dell’Anno Accademico, avrei risposto “ma voi siete fuori di testa”!
E invece l’ho fatto perché mi interessava, perché ci tenevo molto, perché sapevo che in quel modo avrei parlato a nome di tutti gli studenti del nostro Ateneo. Perché essere un punto di riferimento per tanti giovani che credono in questa Università e vogliono arrivare lontano restituisce una soddisfazione enorme.

Le idee e le proposte di intervento suggerite dalla comunità studentesca si realizzano concretamente?

Ovviamente, non tutte le richieste possono essere realizzate perché la macchina istituzionale è molto complessa, è costituita da vari organi e ci sono delle regole da rispettare. Posso però dire, con onestà, che molte di quelle che noi abbiamo portato all’attenzione della Governance sono state messe in pratica. Penso, ad esempio, in questo periodo di pandemia globale alla richiesta di riduzione delle tasse universitarie.

 

Ci siamo impegnati perché sentivamo che la crisi innescata dall’emergenza era anche economica. I genitori di alcuni di noi avevano perso il lavoro, altri erano in cassa integrazione e, in generale, c’era una situazione di disagio e difficoltà nelle famiglie, per cui abbiamo abbiamo provato a fare questa proposta che poi l’Ateneo ha accolto.

L’entusiasmo con cui ne parli mi fa pensare che il tuo mandato si stia concludendo con un grande segno +! Bilancio positivo?

Sì! È stata un’esperienza intensa, non sempre facile, ma che senz’altro rifarei.
La domanda che mi hanno fatto spesso in questi anni è stata: “hai deciso di candidarti perché la rappresentanza prevede un compenso in denaro?”. Ho sempre risposto: ”no, non c’è nessun compenso. Fai questa esperienza perché sei spinto da un’urgenza che senti dentro, dalla tua voglia di metterti in gioco, di crescere e di acquisire nuove competenze.

 

È stata una bella avventura, quindi il bilancio è assolutamente positivo sia per i risultati che in questi anni il Consiglio degli Studenti ha raggiunto e per il contributo che ha portato, sia per il valore degli incontri che mi sono capitati. Dal punto di vista umano questi anni mi hanno dato davvero tanto, mi hanno cambiata, mi hanno fatto crescere e mi hanno permesso di costruire amicizie importanti che dureranno nel tempo.

 

Per saperne di più sul ruolo degli studenti nei processi di assicurazione della qualità in Ateneo, vi invitiamo a consultare il booklet Qualità. L’intelligenza è collettiva, curato dal Presidio della Qualità di Ateneo.

 

 

 

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