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Mister Mancio aka Roberto Mancini ha vinto la sezione Personaggio del Premio Nazionale di Cultura Frontino Montefeltro, organizzato dal Comune di Frontino in collaborazione con l’Università di Urbino Carlo Bo.

A consegnargli la pergamena è stato il Rettore Vilberto Stocchi, presidente della Giuria, che ha espresso la sua viva soddisfazione “per questo riconoscimento attribuito a Roberto Mancini, un marchigiano che ha saputo distinguersi non soltanto come campione nello sport, ma come campione nella vita anche per il suo attivo interessamento alle difficoltà sociali, in particolare dell’infanzia e dell’adolescenza. Un uomo che rappresenta un esempio di impegno, di passione e di sacrificio al quale i giovani guardano per pensare al futuro con fiducia e speranza”.

Noi di Uniamo domenica 11 ottobre eravamo lì, nel perimetro incantevole del Convento di Montefiorentino, e prima della cerimonia non potevamo che provarci. Breve pressing, stop e goal: abbiamo intervistato l’allenatore nerazzurro!


 

Lo scorso 16 agosto, in vista dell’amichevole contro l’Aek di Atene, ha portato l’Inter allo stadio Carotti della sua Jesi per un allenamento mattutino. Com’è nato il progetto e come ha vissuto l’abbraccio calorosissimo della sua terra?

Jesi è la mia città, ci sono nato e lì ci sono molti dei miei ricordi. La scelta è stata dettata da esigenze logistiche, ma quando l’ho saputo sono stato entusiasta. Il pubblico ha risposto alla grande. C’erano quasi 8.000 persone. Un successo e una bellissima giornata.

Ha più volte dichiarato il desiderio di aiutare i giovani a crescere non solo nello sport. Di recente è stato nominato Goodwill Ambassador dell’Unicef e l’età media della sua nuova Inter si è molto ridotta. Agli studenti della nostra Università può suggerire lo schema tattico che realizza desideri e passioni?

Sicuramente uno schema fatto di impegno e costanza. Nella vita molte cose sono il frutto di sacrifici. L’importante è essere consapevoli che quello che si sta facendo è qualcosa di positivo e che aiuta a stare bene. Nelle mie squadre ho fatto esordire molti ragazzi e penso che anche in altri settori, come la politica o il lavoro, sia fondamentale dare spazio ai giovani e alla loro vivacità.
Agli studenti dell’Università di Urbino dico che la cultura manda avanti il mondo e che loro hanno la fortuna di poter studiare e di avere un grande futuro davanti. Poi siccome sono tutti giovanissimi, aggiungo che comportarsi bene nella vita sia tra le cose migliori che si possano fare. Il consiglio che danno i genitori ai figli quando crescono.

Da poco l’Inter ha cambiato pelle e strategia (col suo arrivo molto più tecnica e orientata a produrre gioco). Tra i tanti giovani acquisti c’è un giocatore simbolo di questa rivoluzione?

Tutti questi giovani acquisti lo sono. Mi sento di dire che abbiamo una nuova mentalità e un approccio alla partita positivo.

Se non avesse fatto il calciatore quale strada avrebbe percorso?

Ho iniziato a giocare a 13 anni, non mi vedo fare un altro mestiere. Ho avuto la fortuna di fare il lavoro più bello del mondo.

C’è un insegnamento che ha attraversato e supportato la sua vita, privata e professionale?

Essere me stesso in ogni situazione e capire che l’impegno permette di costruire basi solide e durature.
Ringrazio i miei genitori per avermi sempre sostenuto e aiutato a stare con i piedi per terra, fin dai primi successi.

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