Sabrina Diana Bravi è tra i 100 vincitori del premio di studio che Uniurb ogni anno assegna alle studentesse e agli studenti che hanno ottenuto i migliori risultati in termini di crediti formativi e di votazione media. Si è iscritta, nel 2019, al corso di laurea triennale in Scienze dell’Educazione, ha guadagnato il titolo bruciando le tappe e sta per iscriversi a un corso di laurea magistrale del nostro Ateneo. Perché? Perché Sabrina non si arrende mai e anche nella sua seconda vita vuole realizzare un sogno.

 

Sabrina, perché hai scelto di iscriverti all’Università di Urbino?

Vivo a Urbania da sempre, quindi non nego che la principale motivazione della scelta si leghi ai pochi chilometri che separano il mio paese d’origine da Urbino. Ma, probabilmente, avrei optato comunque per la città ducale che è tra le più belle d’Italia, e ha la caratteristica di essere né troppo grande né troppo piccola.
A Urbino tutto si raccoglie in un nucleo storico centrale, dalle sedi universitarie ai luoghi della vita studentesca. Non c’è dispersione e, di conseguenza, si ottimizzano gli impegni, lo studio e anche i rapporti tra le persone.

Il corso di laurea in Scienze dell’Educazione si lega a un obiettivo professionale che ti piacerebbe raggiungere?

La scelta di questo corso si lega al desiderio di costruire un binario professionale parallelo a quello che percorro da circa trent’anni. Sono un’insegnante di ballo e una ballerina. Da sempre mi relaziono sia con i bambini che frequentano i miei corsi di danza, sia con gli adulti che si appassionano al ballo caraibico. Per tutti sono sempre stata “la maestra Sabry”. Per cui mi piacerebbe lavorare nell’ambito dell’insegnamento. Adesso, grazie alla laurea in Scienze dell’Educazione, ho un piccolo nuovo impegno come tutor ed educatrice in un Istituto professionale di Urbino. È un inizio. Un nuovo inizio. In effetti, la mia è una storia molto particolare, anche quella universitaria.

Ci racconti la tua storia?

Ho vissuto due vite universitarie. La prima tanti anni fa quando frequentavo a Urbino il corso di laurea in Educatore sociale territoriale, un percorso che non ho mai portato a termine. La seconda quando mi sono iscritta al corso di laurea in Scienze dell’Educazione, nel 2019. La mia storia, dicevo, è particolare perché ho perso mia madre quando ero bambina, ho avuto un figlio in età adolescenziale e ho accudito mio padre nella fase della sua malattia… Nel 2019, dopo aver perso anche lui, ho deciso di darmi una nuova possibilità, un nuovo inizio, e a quarantotto anni sono entrata nella comunità studentesca di Uniurb.

E poi cosa è successo?

È successo che da ottobre fino alla fine di gennaio ho stretto i denti e, pur faticando molto, sono riuscita a lavorare, a seguire le lezioni in presenza e a costruire rapporti con i compagni di corso e i professori. Poi da febbraio 2020, quando il Covid ha messo in pausa il mio lavoro per diciannove mesi, ho utilizzato al meglio quel periodo negativo e, studiando molto e seguendo tutte le lezioni online, sono riuscita a laurearmi bruciando quasi le tappe.

Complimenti! Ti sei laureata in presenza?

Sì, sono riuscita a laurearmi in presenza con 110 e lode e ho vissuto, a Urbino, uno dei giorni più emozionanti della mia vita. Ho dedicato questo straordinario traguardo ai miei genitori – che spero siano orgogliosi di me – a mio figlio, al mio compagno e a tutte le persone che mi sono sempre state accanto.

Torniamo al tuo percorso di studi, quali sono i punti di forza della triennale in Scienze dell’Educazione di Uniurb?

Scienze dell’Educazione è un indirizzo estremamente interessante oltre che socialmente utile. È un corso che insegna a cogliere le sfaccettature di chi ci sta vicino, e a vivere riconoscendo che la nostra identità esiste davvero perché c’è un’alterità con cui confrontarci. E credo che proprio il confronto con l’altro sia il grande punto di forza del corso di laurea che ho frequentato a Urbino. Il dialogo costante con i professori e con i compagni di studio che non è mai mancato e non si è mai interrotto, nonostante le difficoltà legate alla pandemia. Quando il Covid ci ha costretti alla didattica online, i docenti sono riusciti a coinvolgerci nei vari progetti di apprendimento e tra noi studenti abbiamo continuato a fare gruppo, anche se a distanza.

Che tipo di rapporto hai costruito con i compagni di corso?

Ho costruito un ottimo rapporto con i compagni di corso, molto più giovani di me! Durante la prima lezione, ad esempio, il professore mi ha messo in coppia, per un’esercitazione, con una ragazza di diciannove anni. Dovevamo individuare il significato delle parole felicità e serenità. Ed è stato interessante confrontare le nostre opinioni e osservare le diverse modalità di risposta, cioè il modo in cui io rispondevo da persona matura e il modo in cui rispondeva lei, da diciannovenne. Con i compagni di corso, ho un rapporto bellissimo che dura tuttora. Alcuni di loro erano con me il giorno in cui mi sono laureata, altri mi hanno inviato messaggi, regali e pensieri che mi hanno toccato il cuore.

Quali suggerimenti puoi dare a chi si iscrive al tuo corso di laurea?

Trattandosi di un percorso che non arricchisce soltanto il bagaglio culturale ma la persona stessa, suggerirei di affrontarlo con il cuore aperto, la mente aperta, tanta empatia e curiosità. Quando il confronto è con le scienze umane, si tocca il profondo dell’animo, e quindi ci si scontra un po’ con l’io e ci si dialoga. Si ha conoscenza, non soltanto del mondo, ma anche di sé stessi e di come rapportarsi agli altri. La parola “educazione” è rilevante: Scienze dell’Educazione, appunto.

Frequenterai a Urbino anche la magistrale?

Spinta anche dal premio di studio che ho vinto, sicuramente proseguirò il percorso universitario iscrivendomi a una laurea magistrale. Penso a quella in Pedagogia, ma vorrei anche tentare il test d’ingresso al corso di laurea quinquennale in Scienze della Formazione Primaria: vorrei darmi questa possibilità. Incrocio le dita, ma dico che al di là del risultato certamente continuerò a studiare a Urbino!

Cosa rappresenta il premio Studenti Meritevoli che Uniurb ti ha assegnato?

Quel premio ha un valore inestimabile… Non conta la somma in denaro, conta la gratificazione enorme che ha portato. Il mio nome nella graduatoria dei vincitori è stato un riconoscimento al mio impegno, una sorta di risarcimento che ha colmato, in parte, il vuoto psicologico che ho vissuto durante il lockdown.

Urbino è davvero la città campus ideale? Perché?

Urbino è la città campus ideale. È bellissima. Amo i suoi vicoli, l’Università, la fortezza, la meravigliosa piazza, i torricini, il palazzo ducale. Ovunque ti giri è una meraviglia. Se non fosse per quelle salite e discese…!

A questo punto dell’intervista di solito chiediamo di associare un colore alla propria esperienza universitaria. A te invece chiediamo: quale danza assoceresti a Uniurb?

Direi il mambo. Il mambo è un ballo elegante che assocerei all’Università perché evoca storia e cultura. Il mambo è la bellezza, il movimento, il ritmo della conoscenza che questo Ateneo genera.

 

 

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