Perché iscriversi al corso di laurea triennale in Scienze Geologiche e Pianificazione Territoriale di Uniurb? Lo abbiamo chiesto al Professor Michele Mattioli, docente di Mineralogia e Litologia, e a Lorenzo Brocani che a Urbino ha scelto di frequentare anche il corso di laurea magistrale in Geologia Ambientale e Gestione del Territorio. A loro la parola tra poche righe, intanto, due suggerimenti per i lettori interessati alla triennale in Scienze Geologiche e Pianificazione Territoriale.

Il primo è di partecipare, lunedì 22 e martedì 23 agosto, allo stage di orientamento organizzato dal corso. Un’esperienza che grazie ai seminari, alle esercitazioni pratiche in aula e sul terreno e alle escursioni geologico-naturalistiche nell’Appennino Umbro-Marchigiano consentirà di vivere da studente universitario per due giorni e scegliere con maggiore consapevolezza il percorso di studi. Per dettagli cliccare il link.

Il secondo è di incontrare professori e studenti tutor in occasione del prossimo open day in presenza. L’appuntamento è a Urbino, giovedì 1° settembre 2022, dalle 10.00 alle 12.00, negli spazi dell’Area Scientifico – Didattica Paolo Volponi, in via Aurelio Saffi 15.

 

 

Il Professor Michele Mattioli

Professor Mattioli, per studenti ed ex studenti la didattica della triennale in Scienze Geologiche, svolta in aula e sul terreno, rappresenta uno dei principali punti di forza del corso.

Certamente. Nel corso di laurea in Scienze Geologiche e Pianificazione Territoriale le lezioni sul campo sono una parte fondamentale dell’apprendimento. Ciò che si studia in aula o sui libri deve essere visto direttamente sul terreno e toccato con mano per essere capito fino in fondo. Le escursioni sono giornaliere nei primi due anni del corso, mentre nel terzo anno è prevista un’uscita di diversi giorni nella quale gli studenti hanno la possibilità di integrare e di consolidare le informazioni ricevute nei diversi insegnamenti.

 

E questo è reso possibile dal valore ottimale del rapporto tra il numero di studenti e il numero di docenti che il corso raggiunge e che ci permette di creare un’interazione diretta con i nostri ragazzi. Le domande più interessanti emergono proprio dalle osservazioni fatte guardando un minerale, una roccia o un affioramento, magari seduti tutti assieme sul prato.

I professori sono più che mai “guide” per gli allievi del suo corso?

Esatto, è proprio così. Nel corso di laurea in Scienze Geologiche e Pianificazione Territoriale gli studenti non sono numeri di matricola. Già dopo le prime lezioni iniziamo a chiamarli per nome e ad affiancarci a loro nel percorso formativo, trasmettendo tutte le informazioni necessarie e mostrando loro la strada fino al raggiungimento della meta. Proprio come farebbe una guida in un viaggio. E nel loro cammino i ragazzi acquisiscono una solida base culturale e tutte le competenze tecnico-scientifiche relative all’analisi del territorio, del paesaggio e dell’ambiente, e dei processi geologici che ne controllano l’evoluzione.

A partire dal secondo anno il percorso di studio si scinde in due distinte classi disciplinari che formano profili professionali diversi, è esatto?

Esatto. A partire dal secondo anno lo studente può scegliere tra due diverse direzioni, una più tipicamente geologica e una più orientata alla pianificazione territoriale. In parole più semplici, se sceglie di fare il geologo si occuperà di studiare il pianeta e i processi che lo plasmano, con una particolare attenzione al monitoraggio e alla mitigazione dei rischi naturali, oggi più che mai in grande evidenza.

 

Se sceglie la pianificazione territoriale, invece, diventerà un esperto nell’analisi degli elementi che compongono il paesaggio e sarà capace di guidare e organizzare tutte le attività che vengono svolte dall’uomo sul territorio, soprattutto nell’ottica di una gestione sostenibile delle risorse. In entrambi i casi, dopo la laurea e superato l’Esame di Stato, lo studente può iscriversi ai diversi albi professionali di riferimento ed esercitare la professione, come tecnico geologico e minerario, tecnico di controllo ambientale, pianificatore, paesaggista e specialista del recupero e della conservazione del territorio.

 

Ultima strada, ma non per questo meno importante, è quella della ricerca. Lo studente può, infatti, proseguire il suo percorso di studi con la laurea magistrale in Geologia Ambientale e Gestione del Territorio, master e dottorati di ricerca. Questa è forse la strada più lunga e più difficile, ma come le altre porta sicuramente a una meta gratificante: quella di poter fare ciò che si ama.

Lorenzo Brocani

Lorenzo, perché hai deciso di iscriverti al corso di laurea in Scienze Geologiche e Pianificazione Territoriale di Uniurb?

Perché il mio obiettivo professionale è fare ricerca nell’ambito delle scienze geologiche e questo corso, in questa particolare area geografica, mi è sembrato il “sentiero” perfetto per raggiungerlo. A distanza di qualche anno dalla scelta, confermo che la preparazione di base offerta, rispetto alla geologia in generale e alla pianificazione territoriale, è ottima. Sia per quel che riguarda la ricerca, sia per i settori più specifici e applicativi delle scienze geologiche, che sempre più richiedono professionisti esperti.

 

Negli anni, mi sono sempre più reso conto che le materie e gli insegnamenti del corso triennale hanno prevalentemente un taglio pratico e operativo che crea una connessione molto forte tra formazione e professione. La stessa impostazione caratterizza anche la magistrale in Geologia Ambientale e Gestione del Territorio dell’Università di Urbino che frequento adesso.

 

Ma questa è la mia opinione, per cui agli studenti che stanno valutando la possibilità di iscriversi, consiglio di frequentare lo stage di orientamento che partirà a breve, per farsi un’idea della struttura e dei docenti del corso. Credo, infatti, che l’esperienza della didattica portata sul terreno, e l’opportunità di parlare per due intere giornate con i professori possa sicuramente guidarli verso una scelta più vicina alle loro necessità.

Ecco… i professori: “Non (sono solo) docenti ma guide”?

Sono guide, confermo. Il rapporto che lega il docente allo studente di Scienze Geologiche è unico, ed esprimo questo giudizio consapevole del fatto che molto raramente ho sentito dire la stessa cosa ad amici e amiche che studiano in altri Atenei italiani. Questo vorrei sottolinearlo, perché per i docenti di Urbino lo studente è un essere pensante, un individuo da considerare in tutta la sua umanità – e anche complessità – con il quale costruiscono rapporti interpersonali veri e ininterrotti che sono, a mio avviso, il trampolino di lancio per la buona riuscita della carriera universitaria e, in molti casi, anche professionale.

 

Per fare un esempio, capita di poter parlare con i professori anche senza un appuntamento, attraversando i corridoi della sede del corso perché loro sono sempre, sempre, sempre disponibili. Quindi sia nelle aule dell’Università, sia all’esterno si crea un rapporto di collaborazione, di interscambio di informazioni con la possibilità di discussione sugli argomenti più diversi, che poco hanno a che fare con le materie di studio.

 

Essere seguiti e guidati da persone che sanno dimostrare il proprio lato umano, oltre a quello professionale, e che grazie a questa capacità di “empatia” riescono ad accendere in noi il desiderio di sapere e di fare, credo sia fondamentale per la nostra crescita, nel suo senso più ampio.

Urbino è la città ideale in cui studiare Scienze Geologiche?

Senza ombra di dubbio, perché il corso di laurea è localizzato in un punto geografico a mio parere veramente strategico, nel cuore dell’Appennino Umbro-Marchigiano. Questo significa che a pochi chilometri da Urbino possiamo trovare un laboratorio a cielo aperto in cui è possibile osservare, studiare, toccare con mano ciò che la teoria ci insegna. Col vantaggio di avere accanto il docente che ci segue da vicino, che spiega e chiarisce ogni nostra perplessità, ogni aspetto di più difficile interpretazione.

 

Inoltre, il fatto di fare dei campionamenti, quindi di prelevare la materia grezza dal terreno, di portarla in laboratorio e analizzarla con dei software che permettono di ottenere delle previsioni – ad esempio sulla variabilità climatica – secondo me è una cosa fantastica, che emoziona. Questo grande vantaggio nelle grandi città non esiste, considerate soprattutto le enormi distanze da percorrere per raggiungere un sito e gli alti costi in termini di tempo, perso.
In buona sostanza, chi è appassionato di geologia non può privarsi dell’occasione speciale e unica di studiare a Urbino!

 

 

 

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