L’offerta didattica del corso di laurea in Scienze Motorie, Sportive e della Salute è in divenire, cambia perché le società si modificano e si adatta alle nuove dinamiche del macrocosmo lavorativo. In che modo? Puntando su attività pratiche e tirocini che contribuiscono a formare la figura professionale del chinesiologo di base, istituita dal decreto legge n. 36/2021, art. 41.
Ne parliamo con Luciana Vallorani, docente di Biochimica, e Livia Bartolucci, laureata triennale Uniurb, oggi iscritta corso di laurea magistrale in Scienze Motorie per la Prevenzione e la Salute.
Ricordiamo ai lettori interessati che il corso è ad accesso libero: non prevede test di ammissione e può accogliere 400 studenti e studentesse.
Ricordiamo anche che il prossimo Open Day dedicato alla triennale si svolgerà a Urbino il 12 settembre 2023. Per conoscere i dettagli dell’evento e prenotare il posto in aula cliccare qui.
Professoressa Vallorani, “rispieghiamo” qual è la forza del corso di laurea in Scienze Motorie, Sportive e della Salute?
Credo che la forza di questo corso sia la continua capacità di evoluzione. Il suo ordinamento didattico nel tempo è stato modificato varie volte per andare incontro ai cambiamenti che nella società si osservano, una società che sta diventando via via sempre più sedentaria e nella quale il ruolo del chinesiologo – che è la figura che andiamo a preparare – ha sicuramente modo di esprimersi in vari ambiti.
Sottolineo l’attenzione che dedichiamo costantemente alle nostre studentesse e ai nostri studenti e, in particolare, quella che abbiamo riservato agli “studenti atleti” che praticano attività sportiva d’élite. Dal prossimo anno accademico la nostra Scuola adotterà, infatti, un nuovo regolamento che terrà conto delle esigenze di questi allievi in modo da favorire il loro percorso formativo ed evitare che abbandonino gli studi.
Le molte attività pratiche e i tirocini di cui andiamo orgogliosi sono certamente un altro punto di forza importante di questo corso perché permettono allo studente di strutturare meglio e di applicare sul campo le conoscenze teoriche, trasformandole in reali competenze spendibili sul mercato del lavoro. I tirocini possono svolgersi nelle strutture dell’Ateneo col sostegno di noi docenti o presso aziende, società sportive, enti del settore, federazioni e consentono agli studenti di imparare il mestiere mettendoli nelle condizioni di “fare e saper fare”.
Inoltre, il corso si inserisce in un ampio network Erasmus e offre ai nostri giovani la possibilità di studiare all’estero e di scegliere fra trenta diversi college dislocati nelle principali nazioni europee. Noi docenti spingiamo molto i nostri studenti verso questo tipo di esperienza perché permette di sviluppare una serie di abilità trasversali – dalla capacità di adattarsi e risolvere problemi a una migliore gestione del tempo – che nella vita privata e professionale servono tanto.
A proposito di docenti e studenti, in quali forme vive e si muove l’interazione tra queste due anime del corso?
Noi docenti ci adoperiamo per contribuire alla crescita sia culturale, sia umana delle nostre studentesse e dei nostri studenti. Nonostante il numero considerevole di allievi riusciamo a stabilire con loro una proficua interazione. Da alcuni anni, infatti, grazie a una efficace scomposizione logistica riusciamo a dividere gli studenti in gruppi ristretti che fanno lezione in aule separate, così da favorire uno scambio più profondo e vicendevole.
Tra l’altro, il corso prevede una serie di insegnamenti a carattere teorico-pratico in cui proprio la partecipazione alle attività favorisce una didattica di qualità, più diretta e informale, che consente l’apprendimento della materia e la socializzazione tra docente e studenti. Da parte nostra c’è, quindi, una grande disponibilità a rispondere alle richieste e ai bisogni dei ragazzi. E a questo proposito, mi piace sottolineare ancora una volta che la nostra comunità studentesca ha un ruolo importante anche nelle politiche per la qualità di Ateneo in quanto, di fatto, proprio le opinioni degli studenti ci permettono di orientare meglio le scelte in termini di offerta formativa.
“Rispieghiamo” anche le prospettive professionali post-laurea triennale?
Con il conseguimento del titolo triennale è possibile orientarsi verso il mondo del lavoro perché la figura professionale che si va a formare è quella del chinesiologo di base, definita da un preciso decreto legge – il DL n. 36/2021, art. 41 – che è stato recentemente approvato. Il chinesiologo, sostanzialmente, è un esperto del movimento del corpo umano in tutte le sue forme ed età e può trovare impiego in ambito educativo, ricreativo, preventivo e compensativo.
Si tratta di una figura che può svolgere la sua attività sia in strutture pubbliche, sia in strutture private, nelle organizzazioni sportive, nell’associazionismo ricreativo, negli stabilimenti termali, nei centri benessere e in molti altri contesti nei quali può elaborare programmi e condurre attività motorie individuali e di gruppo.
Chiaro che se dopo il corso di laurea triennale si volesse accedere alle magistrali in Scienze dello Sport o in Scienze Motorie per la Prevenzione e la Salute, attive presso il nostro Ateneo, si acquisirebbero competenze più specifiche e il ventaglio di possibilità lavorative si estenderebbe ulteriormente. Insomma, il futuro dipende dalle ambizioni della singola persona, però il corso di laurea triennale garantisce sicuramente un approccio al mondo del lavoro con buone possibilità di successo.
Livia, mi racconti il momento esatto in cui hai scelto di iscriverti al corso di laurea triennale in Scienze Motorie, Sportive e della Salute?
Sì, è successo poco prima dell’iscrizione, mentre mi documentavo in rete sul corso di laurea e mi hanno colpito favorevolmente le molte attività pratiche che in altri Atenei non sono previste e che, secondo me, sono fondamentali dal punto di vista didattico e della preparazione al lavoro. Quando ho cominciato a frequentarle, infatti, ho avuto la certezza di quanto siano importanti per il nostro futuro professionale perché si tratta di insegnamenti che ci danno la possibilità di applicare sul campo la teoria trasmessa dai docenti a lezione e anche dai manuali, e di studiare concretamente tante e diverse discipline sportive da un punto di vista anche tecnico.
La stessa cosa posso dire dei tirocini formativi che possiamo svolgere in svariati ambiti, all’interno di strutture convenzionate con l’Università, e che ci permettono di avvicinarci al lavoro vero e proprio e di capire che cosa realmente ci piacerebbe fare dopo la laurea. Quindi, io sono molto soddisfatta di questa triennale, anche per come è organizzata la didattica. Ad esempio, nonostante noi iscritti ogni anno siamo tantissimi riusciamo a seguire in modo efficace le lezioni perché veniamo divisi in gruppi meno numerosi. In questo modo i professori possono conoscerci meglio, aiutarci nel percorso e valorizzarci.
Questo significa che i docenti della Scuola di Scienze Motorie, nonostante i grandi numeri, riescono ad essere “guide” per gli studenti?
Decisamente. Quando ho cominciato a frequentare le lezioni ho capito subito che con i professori avremmo instaurato un rapporto diverso rispetto a quello che si era creato con gli insegnanti delle scuole superiori. Immediatamente, ho avuto l’impressione che ci considerassero dei giovani adulti, e che con noi il rapporto fosse… paritario. Certo, nel rispetto assoluto del loro ruolo che per me è fondamentale. Sono persone che cercano di venire incontro alle necessità di noi studenti, forse perché sono state anche loro tra i banchi universitari – alcune, credo, proprio qui a Urbino – e quindi possono capire la nostra posizione, le nostre eventuali difficoltà e si dimostrano sempre disponibili ad ascoltarci.
Parlo al presente perché anche le professoresse e i professori della magistrale in Scienze Motorie per la Prevenzione e la Salute che frequento adesso sono attenti e interessati alla nostra crescita. Non dimentico, ad esempio, alcuni docenti incontrati nei primissimi anni di studio, che durante la lezione ci facevano proprio percepire la loro grande passione per la ricerca e per l’insegnamento. In parte, credo che il mio desiderio di insegnare nella Scuola dopo la laurea io lo debba anche a loro.
Per chiudere ti chiederei 5 suggerimenti per le studentesse e gli studenti che stanno per iscriversi alla triennale in Scienze Motorie, Sportive e della Salute.
Suggerisco loro…
1 – Di affrontare il percorso senza pensare di non poter tornare indietro. L’Università ci dà la grande opportunità di crescere come persone e come futuri professionisti, ma non è un obbligo.
2 – Di concentrarsi molto durante il primo semestre del primo anno, in particolare, perché è un periodo di rodaggio importante durante il quale ci si abitua ai ritmi della vita universitaria. Intendo dire, ad esempio, che se si decide di dare un esame al primo appello non si deve iniziare a studiare quando termina il ciclo di lezioni perché sarebbe troppo tardi. Bisogna cominciare subito a mettere in ordine gli appunti dopo la lezione, rileggendoli e integrandoli man mano, perché così diventa molto più semplice rimanere in pari rispetto al programma mentre l’appello si avvicina.
3 – Di non isolarsi, di conoscere i compagni di corso soprattutto durante le attività di gruppo che prevedono la collaborazione e aiutano a socializzare.
4 – Di non avere paura di sbagliare perché fare degli errori aiuta a crescere. Un errore non determina il nostro percorso e non ci identifica come persone, è qualcosa che succede, che si risolve e che ci rende anche più determinati.
5 – Sbagliate, sbagliamo!