La storia di Cristina Agostini è una fiaba italiana che si avvera. Aiutare gli altri è “un impegno per la vita” a cui Cristina ha potuto tener fede anche grazie a Uniurb e a un percorso universitario, di primo e secondo livello, in Sociologia e Servizio Sociale e in Gestione delle politiche dei servizi sociali e multiculturalità.
Oggi, infatti, lavora come assistente sociale per l’Unione Montana del Catria e Nerone, e qualche anno fa, a soli tre mesi dalla laurea triennale, ha svolto la professione presso l’ambito territoriale di Fossombrone.

 

 

Cristina, come nasce il desiderio di far fronte ogni giorno alle problematiche delle persone che si rivolgono ai servizi di assistenza?

Fin da piccola ho sentito la necessità di aiutare gli altri e di mettermi al servizio delle persone considerate più deboli, che necessitavano di aiuto e di supporto.
Di questa mia disposizione ho avuto piena consapevolezza molto presto, frequentando la scuola dell’infanzia e la primaria insieme a un bambino autistico al quale mi sono molto legata. E proprio grazie a lui, all’amore e alla dedizione che dimostravo nei suoi confronti ho capito che aiutare gli altri sarebbe stato un impegno per la vita.

 

Non è semplice favorire l’integrazione di persone disabili all’interno delle nostre comunità, delle nostre vite, eppure io sono riuscita ad entrare in relazione e a socializzare con lui e lui con me. Quindi, senza dubbio, questo bellissimo rapporto fatto di affetto e di amicizia che ancora oggi prosegue è la mia più grande motivazione.

E con l’intenzione di prepararti a questo “impegno per la vita” hai scelto di iscriverti al corso di laurea triennale in Sociologia e Servizio Sociale.

Sì, ho frequentato prima l’Istituto Tecnico Professionale per i Servizi Sociali a Fossombrone (oggi Istituto Professionale Servizi per la Sanità e l’Assistenza Sociale, ndr) e poi mi sono iscritta al corso di laurea in Sociologia e Servizio Sociale dell’Università di Urbino. Finita la triennale ho deciso di iscrivermi alla magistrale in Gestione delle politiche dei servizi sociali e multiculturalità.

Quanto tempo dopo la laurea triennale hai raggiunto il tuo primo obiettivo professionale?

Tre mesi dopo, circa. Finita la triennale mi sono iscritta subito all’Albo degli Assistenti Sociali delle Marche e dopo tre mesi ho cominciato a lavorare, come assistente sociale, presso l’ambito territoriale di Fossombrone. Sono stata assunta da una cooperativa sociale prima a tempo determinato, per qualche mese, e poi a tempo indeterminato.
Poco più tardi, la mia opportunità lavorativa si è ampliata anche all’ambito territoriale di Urbino dove mi sono occupata di tutte le aree di intervento del settore sociale.

Ad un certo punto hai deciso di iscriverti al corso di laurea magistrale in Gestione delle politiche dei servizi sociali e multiculturalità.

Sì. Mentre lavoravo ho deciso di proseguire gli studi e di iscrivermi alla magistrale, perché sentivo la necessità di concludere un percorso e di esplorare anche la parte della progettazione del servizio sociale.
La tesi di laurea magistrale l’ho discussa nel 2017.

Qualche anno dopo sei stata assunta come assistente sociale presso l’Unione Montana del Catria e Nerone.

Esatto. A gennaio 2020 ho partecipato a uno dei tanti concorsi pubblici ai quali negli anni ho sistematicamente preso parte, sono entrata in graduatoria e sono stata assunta presso l’Unione Montana del Catria e Nerone, precisamente nell’ambito territoriale di Cagli dove tuttora lavoro con grandissimo piacere.

 

Io amo molto la mia professione… è la mia passione più grande. Nel senso che la mattina quando mi sveglio sono felice di andare a lavorare anche se so che è un mestiere difficile, di grande responsabilità. Il mio è un lavoro bellissimo, spererei di conservare sempre questa dedizione.

Hai dimostrato “dedizione” anche rispetto ai concorsi!

Sì, credo sia importante partecipare ai concorsi per conoscere le modalità con cui vengono svolti. Quindi, a più bandi si prende parte più cose si imparano, più ci si mette alla prova, più si conosce e più possibilità di confronto si ottengono con i colleghi e anche con la commissione giudicatrice.
In fondo, la nostra professione ci insegna proprio questo: che non dobbiamo mai tirarci indietro di fronte ai problemi, ma che dobbiamo sempre tentare, cercare di reagire in qualunque situazione.

Tre punti di forza del tuo percorso universitario.

Prima di tutto vorrei dire che questi cinque anni di studio mi hanno dato la preparazione di cui avevo bisogno. Mi hanno dato le competenze che tuttora uso – aggiornandole ovviamente – e mi hanno dato il coraggio necessario per cominciare a confrontarmi con la realtà lavorativa.
Quindi, il punto di forza fondamentale dell’intero percorso è quello di consentire agli allievi di crescere e di essere formati come persone e come figure professionali.
Poi penso alle classi che non sono mai troppo numerose e che permettono una grande collaborazione tra compagni di corso, e spesso anche bellissime amicizie.

 

Ma una collaborazione stretta e diretta si instaura anche con il docente che sa chi sei, che non ti considera un numero di matricola e ti dà la possibilità di emergere, di dire la tua in un confronto sempre costruttivo che insegna non solo la materia, ma anche a vivere nel mondo.
I professori, credimi, sanno ascoltare e accogliere le richieste, ma anche le perplessità e i dubbi degli allievi e questo è un insegnamento fondamentale per i futuri assistenti sociali che devono acquisire una forte capacità di ascolto e apertura al dialogo, all’integrazione e alla socializzazione.

 

Altra caratteristica importante sono i tanti seminari tenuti dagli esperti dei vari settori d’intervento che spiegano nel dettaglio l’esperienza diretta e prettamente operativa della professione, dando la possibilità allo studente di entrare nel vivo della realtà lavorativa pur restando in aula.

Dalle aule si passa al lavoro sul campo durante il tirocinio. Dove hai svolto questa esperienza formativa?

Il tirocinio è un’opportunità assolutamente importante perché permette di guardare da vicino la realtà lavorativa con cui ci si deve confrontare una volta fuori dall’Università.
Durante il corso di laurea triennale ho svolto il tirocinio formativo presso un comune della Provincia di Pesaro e Urbino per conoscere le varie tipologie di bisogno e avere una panoramica delle diverse aree di intervento: dall’area dei minori, a quella degli anziani, del disagio adulto, ecc.
Ed è stata un’esperienza molto utile a livello formativo che mi ha permesso di avvicinarmi con grande interesse, in particolar modo, all’area della tutela dei minori e all’area della salute mentale.

Cosa pensi quando pensi a Uniurb?

Io devo tanto a questo Ateneo. Durante la triennale ho frequentato tutte le lezioni e ho stretto amicizie meravigliose e molto importanti. La mia prima compagna di Università è stata la mia testimone di nozze e io la sua quando anche lei si è sposata.

 

Tra l’altro, ho cominciato a conoscere e ad immaginare le aule, la mensa, il Magistero e i tanti luoghi cari agli universitari attraverso i racconti delle mie due sorelle che si sono laureate entrambe a Urbino, frequentando anche loro la triennale e la magistrale, una nell’ambito delle Scienze Psicologiche e l’altra delle Scienze Motorie.

 

Insomma, Urbino mi ha regalato momenti speciali, unici, che auguro a tutti di vivere. Quando penso alla città e all’Università penso ai migliori anni della mia vita che, se potessi, rivivrei subito.
Io non ho dubbi, tornando indietro sceglierei di iscrivermi sia alla triennale, sia alla magistrale perché se sono quella che sono oggi, lo devo anche all’Università di Urbino.

 

 

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