Un microscopio. Una fila impaziente di ragazzi e ragazze che aspettano di guardarci dentro. Arriva il turno. Si chinano. Un occhio chiuso, l’altro che si perde dentro la lente e il mondo che all’improvviso cambia scala, mentre svela la geometria segreta della vita. Venerdì 26 settembre 2025, la seconda edizione della Notte dei Ricercatori e delle Ricercatrici di Uniurb è cominciata così e in 68 modi diversi.
68 sono state, infatti, le iniziative tematiche che hanno rappresentato ciò che l’Università deve essere: un luogo aperto, in grado di trasformare la ricerca in un bene comune, da consegnare alla collettività. Diffusi nel centro storico di Urbino, negli spazi del Campus Scientifico Enrico Mattei e, a Fano, nelle sedi di Palazzo San Michele e del Marine Center, gli stand animati dall’entusiasmo di 260 ricercatrici e ricercatori hanno richiamato oltre 4.000 persone. In 1.000 hanno partecipato ai laboratori, tanti hanno passeggiato, ascoltato, guardato, chiesto.
Dal tramonto alla tarda serata, le due città sono state percorse da un’onda di narrazioni e scoperte che hanno acceso la curiosità di chi si fermava per poco o a lungo. Tutti catturati da questioni oggi centrali: l’intelligenza artificiale, i pregiudizi, la salute, le neuroscienze, l’ambiente, la memoria custodita nel patrimonio culturale. Insomma, un risultato che conferma la forza dell’evento di divulgazione scientifica, sostenuto dall’Unione Europea tramite le Azioni Marie Skłodowska-Curie nel quadro del programma Horizon Europe, e patrocinato da Accademia di Belle Arti, ISIA, Museo del Balì, Legato Albani, ERDIS e Fondazione Carifano.
“Sono molto felice – ha commentato il Rettore Giorgio Calcagnini – di questo secondo, straordinario, successo. Ieri, attraversando la città e guardandomi intorno, mi sono reso conto che la Notte dei Ricercatori e delle Ricercatrici è un grande laboratorio sociale. Perché divulga la scienza e offre un servizio alla comunità mentre crea legami e plasma un modo di vivere insieme, nel perimetro di una sempre più essenziale consapevolezza etica. La ricerca, del resto, quando si confronta con la società genera valore economico e capitale culturale, che è il fondamento di ogni sviluppo sostenibile. Ringrazio tutte le persone del nostro Ateneo che hanno reso possibile la manifestazione con il contributo delle istituzioni, degli enti, delle scuole, dell’Accademia di Belle Arti, dell’ISIA cui va la mia riconoscenza. E, soprattutto, un grande grazie alla cittadinanza che ha accolto con entusiasmo l’invito di Uniurb”.
Non potendo raccontare gli stand, uno ad uno, come vorremmo, diremo solo di alcune di queste isole del sapere: quelle che più hanno attratto la curiosità dei giovani. Come il laboratorio didattico Pietre dell’antica Roma, allestito nella nuova Aula studio di Uniurb in Vittorio Veneto. Qui, sui grandi tavoli bianchi, bambine e bambini hanno incontrato la storia. L’hanno proprio sentita tra le mani nei segni incisi su pietra secoli fa che hanno provato a riprodurre in epigrafi nuove, dal tratto incerto – diciamo pure storto – ma sempre mosse da un incontenibile stupore.
Studentesse e studenti, in particolare delle scuole medie, hanno invece fatto Un (incredibile) viaggio a colori nella cellula. Ad alcuni di loro abbiamo chiesto una descrizione dell’esperienza: ci hanno parlato di forme che osservate al microscopio sembravano mappe, bagliori che accendevano un mondo invisibile eppure pulsante, e la sensazione, per la prima volta vera, che la biologia avesse molto a che fare con il corpo che abitiamo, con la vita che ci scorre sotto la pelle.
E poi, poco distante da lì, La scienza di Harry Potter ha conquistato genitori e figli. Calderoni trasformati in becher, magie tradotte in formule chimiche e nessuno sembrava deluso all’idea che le pozioni fossero scienza, anzi, proprio da quella nuova consapevolezza nasceva l’incanto. Quanta bellezza ha regalato Sharper…
“L’ampia riuscita dell’evento – ha concluso il Professor Fabio Musso, Prorettore alla Terza Missione e al Public Engagement – dimostra che la Notte dei Ricercatori e delle Ricercatrici è un’iniziativa che coinvolge non solo Urbino, ma l’intero territorio provinciale. Abbiamo accettato la sfida di portare fuori dalle aule la ricerca, di aprire l’Ateneo a un dialogo autentico con cittadini di ogni età e formazione, e l’abbiamo vinta ancora. Segno che la terza missione della nostra università, anche in occasioni come questa, trova il suo senso più concreto. E non escludo che proprio la rappresentazione diretta e reale della scienza che ieri è stata fatta, come percorso intellettuale che intreccia discipline, persone e responsabilità verso il mondo, abbia sollecitato nei giovani presenti le aspirazioni di chi un domani sceglierà la strada della ricerca”.