Terminato il percorso formativo universitario “sarò solo un mezzo, una professionista con determinate competenze che aiuterà l’altro a superare le proprie problematiche perché possa provare a raggiungere gli obiettivi sperati”. A dirlo è Alessia Gava, studentessa iscritta al terzo anno del corso di laurea triennale in Sociologia e Servizio Sociale, vincitrice del premio di studio di Uniurb!

 

Il premio di studio dedicato agli studenti meritevoli secondo Alessia.

L’impressione che ho avuto – quando su uniurb.it ho letto la notizia del bando e poi ancora di più quando ho vinto – è che sia un’iniziativa ottima attraverso la quale l’Università motiva i propri studenti e li incoraggia a fare sempre di più, a dare il massimo.
Questo premio l’ho sentito come un riconoscimento al mio impegno e, ovviamente, sono stata molto contenta di riceverlo!

Perché hai scelto di iscriverti al corso di laurea in Sociologia e Servizio Sociale di Uniurb?

Perché lo dicono le classifiche nazionali e internazionali, e perché ho confrontato i piani di studi e i programmi di tutte le Università che proponevano questo corso e mi sono resa conto di essere interessata soprattutto ad argomenti e a materie che venivano trattati a Urbino.

3 segni caratteristici di questa triennale per i quali varrebbe la pena iscriversi ancora e ancora…

Ce ne sono molti di più. Diciamo che oltre alle materie e al programma che mi interessano veramente molto, la differenza la fanno i docenti che non vogliono la ripetizione mnemonica dai manuali, o di quello che spiegano a lezione, ma cercano di sviluppare in noi studenti la capacità del senso critico e del ragionamento rispetto a ciò che studiamo. E questo modo di imparare è molto stimolante perché dietro ogni argomento che trattiamo e conosciamo c’è sempre una riflessione personale.

 

I lavori di gruppo perché ci insegnano a collaborare, a condividere e a lavorare con gli altri, cosa che per noi che un giorno lavoreremo con gli altri e per gli altri è fondamentale. E anche perché durante queste attività di gruppo possiamo simulare l’applicazione dei modelli teorici e delle metodologie che studiamo a determinati casi di aiuto, e possiamo progettare insieme il tipo di intervento e trovare idee e soluzioni possibili per la gestione condivisa del processo.

 

I seminari perché ci danno la possibilità di incontrare professionisti che gestiscono comunità, o già ci lavorano, e che ci spiegano concretamente i contesti, le problematiche e le possibilità di intervento nelle realtà in cui speriamo un giorno di poter operare. La passione che queste persone mostrano quando descrivono i particolari di ciò che fanno è la cosa che mi ha colpito di più, e che mi ha confermato che la scelta di iscrivermi a questo corso è quella più adatta a me.

Il tuo è un corso interclasse. Laurea in Servizio Sociale o in Sociologia?

Sì, seguiamo un percorso di studi comune e, a seconda della laurea scelta, sosteniamo una serie di esami specifici dell’indirizzo.
Quando mi sono iscritta ho scelto di laurearmi in Servizio Sociale, forse perché ho sempre sentito dentro di me un’impronta, un segno del desiderio di aiutare “l’altro”. Dopo i tredici anni, la passione per il nuoto che praticavo a livello agonistico, mi ha fatto sperare di diventare allenatrice o, comunque, di dedicarmi a quello sport. Poi però la voglia di dedicarmi all’aiuto di chi ha bisogno ha prevalso.

Prova ad immaginarti al termine del tuo percorso formativo universitario.

Di sicuro non mi immagino come la supereroina di turno! Sarò solo un “mezzo”, una professionista con determinate competenze che aiuterà “l’altro” a superare le proprie problematiche perché possa provare a raggiungere gli obiettivi sperati.
In questo momento della mia vita so solo che aiutare è la mia missione, ma il settore preciso di intervento del servizio sociale non l’ho ancora individuato.

 

Dipenderà molto anche dal percorso della magistrale che quasi certamente farò a Urbino, ma sul quale sto ancora riflettendo. Se penso al mio futuro lavoro mi vedo impegnata nell’ambito delle politiche e dei servizi di welfare o, in prima linea, nell’ambito del servizio sociale minorile o di quello rivolto alle dipendenze.

Agli studenti e alle studentesse che si iscrivono al corso di laurea in Sociologia e Servizio Sociale consigli di:

Seguire le lezioni, sia per il valore aggiunto degli insegnamenti dei professori, come ho spiegato prima, sia per la possibilità di fare nuove amicizie. Anche durante le lezioni comuni ai due percorsi non siamo mai troppi in aula e, proprio per questo, possiamo più facilmente “fare gruppo”.

 

Consiglio di frequentare le strutture dell’Università come le biblioteche, le aule studio o le mense, ad esempio, che sono posti in cui è facile incontrare anche gli studenti dell’Erasmus col vantaggio, quindi, di farsi nuovi amici e rispolverare le lingue straniere.

 

Avere sempre “fame di sapere” e porsi sempre una domanda in più e non una in meno e, soprattutto, di porla ai docenti e al tutor del corso di laurea: uno studente o una studentessa, di solito, dell’ultimo anno di corso che è a disposizione delle matricole o di chiunque abbia bisogno di informazioni sul percorso di studio o sulla vita in città.

Aiutare gli altri è la tua missione anche oggi?

Ho il brevetto di assistente bagnanti e di primo soccorso per cui dai 17 ai 20 anni ho lavorato durante l’estate al mare, mentre quest’anno mi sono dedicata ai bambini di un centro estivo, lavorando come educatrice sportiva.

Di recente, ho fatto volontariato in alcuni reparti dell’Ospedale pediatrico Salesi di Ancona. E lì ho capito sempre di più che per aiutare gli altri bisogna lavorare soprattutto su se stessi, nel senso che occorre essere molto consapevoli di quello che si sta andando a fare e serve lavorare sodo, per costruire e mantenere un proprio equilibrio interiore.

E quando ti dedichi a te stessa?

Viaggio. Appena mi capita l’occasione parto. In seconda media ho partecipato a un viaggio-studio in Inghilterra, e durante il terzo anno delle superiori ho sentito l’esigenza di esplorare e di sentirmi autonoma, così ho concorso al bando di Intercultura e, superata una selezione durate cinque mesi circa, sono partita per la Svezia e ho rivisto i miei genitori dopo un anno.
Un’esperienza che mi ha cambiato totalmente e che mi piacerebbe ripetere; non subito perché voglio impegnarmi il più possibile e arrivare alla laurea triennale con la giusta preparazione, ma, chissà, in Erasmus… durante la magistrale!

 

 

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