I suoi hobbies sono Age of Empires II e la politica! Cerca di gestire al meglio il bene pubblico e concepisce la politica “weberianamente, come un lavoro”. Delle serate urbinati ricorda i cineforum e l’aperitivo in piazza della Repubblica: “un appuntamento che aspettavamo sempre con piacere perché nessun tipo di ragionamento filosofico o sociologico può nascere senza un boccale spumoso di birra”.
Si chiama Angelo Mosca e da poco ha concluso il percorso formativo che racconta: quello della laurea triennale in Sociologia e Servizio Sociale e l’altro, biennale, della magistrale in Gestione delle politiche dei servizi sociali e della mediazione interculturale.
Angelo, direi di partire dalla tua ultima domanda “mi chiederai perché ho scelto il corso di laurea triennale in Sociologia e Servizio sociale?”
Perché venivo da un “diploma in fallimento” e mi serviva “una laurea per reagire”. Gli Afterhours per dire che sono stato vittima di un cattivo orientamento scolastico e scegliendo la scuola superiore sono finito in un istituto tecnico, per cinque anni, a seguire programmi di studio che mi interessavano davvero poco.
Di conseguenza, ho vissuto la scelta del corso di laurea come l’opportunità di fare quello che veramente mi appassiona, cioè coniugare letture di ampio respiro con una metodologia scientifica precisa: la sociologia, appunto.
Afterhours…“Ho setacciato tutta la stanza in cerca di quello che avevo lasciato”: a Urbino, qual è la stanza?
Quella del Campus Scientifico Enrico Mattei, dove ho vissuto i primi tre anni della mia vita a Urbino. Una delle quattro pareti era una vetrata, da qui il primo ricordo che è certamente la luce di quella camera spaziosa. Ripenso con molto affetto al Campus Sogesta – a me piace chiamarlo ancora così – una dimensione particolare in cui le dinamiche e le relazioni prendono forma e si mantengono pressoché all’interno di quella stessa struttura. Là si pranzava, si studiava, si cenava e si faceva serata. E a chi era iscritto a Scienze Biologiche e seguiva là anche le lezioni, capitava di non andare in centro per settimane intere.
Quando c’è stato il nevone del 2012, le scorte alimentari arrivavano in elicottero e con noi in studentato dormiva la cuoca per poterci far da mangiare!
“Una laurea per reagire”: perché a Urbino?
Urbino è un Ateneo di medie dimensioni, ogni corso di laurea accoglie un numero contenuto di studenti e questa caratteristica favorisce un rapporto molto diretto dello studente con il docente e con i colleghi di corso e si riflette, evidentemente, anche sulla qualità dello studio.
Il corso di laurea triennale in Sociologia e Servizio sociale, secondo me, gestisce la parte teorica della didattica ad alti livelli, e crea certamente opportunità di ricerca e collaborazione con docenti e dottorandi che lo studente deve assolutamente cogliere per riuscire a mettersi in gioco davvero, e inserirsi all’interno di canali che gli garantiscano le migliori occasioni di approfondimento.
Solo per fare un esempio, penso alla mia esperienza nell’ambito della ricerca sulla mediazione interculturale sociale e sanitaria nelle Marche. In quell’occasione, grazie al Professor Barberis e alla Professoressa Genova, ho potuto agire operativamente, partendo dalla costruzione dei questionari fino al recupero della letteratura sull’argomento con l’obiettivo di acquisire competenze tecniche e metodologiche spendibili sul mercato del lavoro.
Insomma, “c’è di più del destino che uno ha” e ci sono competenze che la magistrale in Gestione delle politiche, dei servizi sociali e della mediazione interculturale immagino abbia contribuito a garantire.
Quello che la magistrale ha dato in maniera forte, soprattutto col supporto di alcuni docenti, è stata la concretezza dal punto di vista tecnico dell’operatività, ma anche dello sviluppo di un senso critico rispetto a ciò che è il servizio sociale, vale a dire una professione d’aiuto.
Nel biennio ho collaborato a diversi progetti di ricerca, penso ad esempio all’indagine qualitativa sull’organizzazione dei servizi in Italia comparata con realtà estere nell’ambito dell’Erasmus Intensive Programme. Uno scambio, organizzato dal team di studio del Professor Yuri Kazepov, che ha portato a Urbino studenti e docenti tedeschi, svedesi, spagnoli del nostro stesso corso di laurea per un confronto sui temi della disciplina.
Un’esperienza importante che ha influenzato le decisioni che ho preso dopo, prima tra tutte quella del tirocinio Erasmus Traineeship. L’anno successivo ho trascorso, infatti, quattro mesi a Budapest collaborando con un centro di ricerca socio-economica e occupandomi di indagini quantitative sulle condizioni di vita delle popolazioni rom e sinti.
Finita la magistrale sei riuscito “a camminare dritto sull’acqua”?
Finita la magistrale ho inviato curricula, fatto colloqui e dallo scorso marzo lavoro a Reggio Emilia, città in cui abito, per lo SPRAR (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati). Opero nell’ambito di un servizio di seconda accoglienza del Ministero dell’Interno di cui è titolare il Comune di Reggio Emilia, che lo esternalizza e ne cede la gestione a questa cooperativa del territorio attraverso bando pubblico.
“Non è per sempre” il percorso formativo di Uniurb, ma è anche per sempre?
È anche per sempre. Tutto il percorso formativo mi ha dato strumenti funzionali a ciò che sto facendo, conoscenze e competenze che oggi mi servono molto.
La teoria dei primi tre anni di Sociologia e Servizio sociale mi aiuta leggere i fatti sociali da una prospettiva più ampia e quindi a valutarli con spirito critico per coglierne la complessità. Penso, ad esempio, al relativismo che l’antropologia insegna: lavorando con i migranti le differenze culturali sono uno dei primi elementi da considerare per lavorare e convivere con persone che hanno un background culturale e di vissuto totalmente diverso da quello occidentale.
La magistrale in Gestione delle politiche, dei servizi sociali e della mediazione interculturale ha trasformato la teoria in prassi e in procedure lavorative e mi ha fornito gli strumenti per capire come gestire una cartella sociale, come impostare e gestire un colloquio ecc. Quindi sì, entrambi i percorsi sono fondamentali per ciò che sto facendo adesso, per cui se la domanda successiva fosse: tornando indietro faresti la stessa scelta, risponderei assolutamente sì!