Dal 1 marzo 2021 Uniurb ha integrato SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale, in Shibboleth: il software di identificazione per l’accesso ai servizi digitali offerti dall’Ateneo.
Promosso dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), l’agenzia tecnica della Presidenza del Consiglio, SPID consente a dipendenti, cittadini e imprese di accedere attraverso una sola coppia di credenziali (username e password) ai servizi online delle pubbliche amministrazioni italiane e delle imprese aderenti.

“Grazie a SPID – ha spiegato Laerte Sorini, Delegato del Rettore all’Innovazione Tecnologica e alla Digitalizzazione – garantiamo l’accesso alla nostra piattaforma anche a persone che non fanno parte dell’Università e, attraverso questo meccanismo di riconoscimento, le tuteliamo e mettiamo a loro disposizione una serie di servizi specifici.
Questa importante azione di innovazione tecnologica si inserisce in un’opera di riorganizzazione e di rafforzamento dei sistemi informatici che ha trasformato il Servizio Sistema Informatico d’Ateneo (S.S.I.A) in ICT (Information and Communication Technologies). Un settore strategico per il nostro Ateneo che fornisce alle aree fondamentali della Didattica, della Ricerca, della Terza Missione e dell’Amministrazione tecnologie per creare, digitalizzare, archiviare e condividere informazioni”.

Ne parliamo con Marco Cappellacci, Responsabile del Settore ICT, e con Alessia Ventani e Francesco Buresta che hanno sviluppato gli applicativi necessari alla transizione verso SPID.

 

La guida Shibboleth-SPID di Uniurb è disponibile su github.com/uniurbit/Shibboleth-SPID

Per ottenere le credenziali SPID, rilasciate dai gestori di identità abilitati da AgID, suggeriamo di visitare il sito dedicato www.spid.gov.it/

 

 

Marco, quali sono i vantaggi dell’accesso ai servizi online di Uniurb attraverso SPID?

I vantaggi sono diversi. In prima battuta, l’integrazione di SPID che abbiamo messo a punto consente al sistema di riconoscere l’utente che ha effettuato l’accesso, di censirlo come personale tecnico-amministrativo, docente, ricercatore, studente oppure cittadino e di indirizzarlo rapidamente verso una serie di servizi a lui dedicati.

 

I dipendenti dell’Ateneo navigheranno all’interno della piattaforma come fanno di solito, utilizzando il servizio di mail, i gestionali amministrativi ecc., con il vantaggio di poter entrare con le stesse credenziali in un circuito unico che comprende, ad esempio, l’INPS, l’Agenzia delle Entrate, tutte le pubbliche amministrazioni italiane e le imprese private che man mano attiveranno tale sistema.

 

Il vantaggio per il cittadino, attualmente, è la possibilità di fare domanda per un bando di concorso evitando una nuova registrazione o l’obbligo di allegare la carta d’identità e quant’altro, questo perché i dati sono già registrati nel Sistema Pubblico di Identità Digitale. Inoltre, stiamo integrando la funzione di prenotazione dei posti nelle biblioteche di Ateneo, aperte non solo alla comunità accademica ma anche ai cittadini.

 

Implementeremo anche Esse3, il software per la gestione delle carriere degli studenti, così da consentire ai nuovi studenti e alle matricole di loggarsi con SPID ed evitare di inserire manualmente i dati anagrafici già archiviati.
Quindi, a partire dall’infrastruttura attivata potremo man mano aggiungere l’accesso diretto a diverse tipologie di servizi.

Alessia, mi pare di capire che abbiate realizzato il progetto SPID in pochissimo tempo!

In un mese circa abbiamo sviluppato in casa la procedura di autenticazione. Siamo partiti da una guida solo abbozzata che l’Università di Padova aveva messo a disposizione su Internet, e abbiamo adattato quelle poche istruzioni alla nostra struttura di autenticazione implementandole fino a raggiungere il risultato al quale puntavamo.

 

Tutti i passaggi del lavoro che abbiamo fatto li abbiamo via via documentati, dopodiché li abbiamo raccolti in una guida e messi a disposizione delle Università che vorranno servirsene.

 

Tra l’altro, si tratta di un meccanismo replicabile che ci consentirà, con meno sforzo, di integrare altri sistemi esterni come, ad esempio, quello della Carta di Identità Elettronica (CIE) di cui presto dovremo dotarci.

Francesco, rispetto all’obiettivo raggiunto qual è stato l’impatto del lavoro in team?

Il lavoro di squadra si è rivelato fondamentale.
La capacità di confronto e di problem solving che abbiamo dimostrato, l’impegno per il risultato, la capacità di proporre idee innovative e il divertimento, sono stati aspetti determinanti per raggiungere la soluzione. Ogni ostacolo superato ci ha dato la carica per spingerci sempre più in là e arrivare alla meta.

Marco, l’emergenza sanitaria ha certamente accelerato il processo di trasformazione digitale delle pubbliche amministrazioni, è esatto?

Sì. Le Università e tutte le pubbliche amministrazioni italiane si sono trovate in quest’ultimo anno a dover mettere in piedi servizi e soluzioni molto velocemente. Nel caso di SPID, l’Agenzia per l’Italia digitale (AgID) aveva imposto come deadline l’ultimo giorno di febbraio 2021: una scadenza che siamo riusciti a rispettare.

 

Avremmo potuto affidarci a fornitori esterni, ma abbiamo preferito fare il lavoro internamente, integrando SPID in Shibboleth, il software di autenticazione che usiamo da più di dieci anni.
Abbiamo, inoltre, realizzato una guida – come ha già spiegato Alessia – che speriamo possa aiutare i colleghi delle altre Università e delle pubbliche amministrazioni che ancora devono implementarlo.

In effetti, per le pubbliche amministrazioni l’altra grande sfida legata all’innovazione tecnologica è fare squadra condividendo saperi e abilità interni.

Sì. Sono più che mai convinto che la collaborazione, in particolare tra Atenei, sia fondamentale e che entrare nell’ottica dell’open source sia assolutamente necessario. Open source inteso non solo come condivisione del codice, ma come condivisione gratuita del proprio know-how.

 

Io ho abbracciato questa filosofia da anni partecipando personalmente e in modo attivo con il progetto Open Wisp, che mi ha visto coinvolto nell’ambito del Google Summer of Code, e attraverso Uniurb che ha messo a riuso alcune delle proprie applicazioni per poter dare un contributo concreto alla comunità di sviluppatori delle pubbliche amministrazioni che si sta creando sul territorio nazionale.

Uniurb archivia il “Servizio Sistema Informatico d’Ateneo” e inaugura il “Settore ICT”. Cambio di identità o trasformazione sostanziale?

La riorganizzazione del settore ICT ha l’obiettivo di far emergere le professionalità e riorganizzare al meglio i servizi in funzione delle persone, che fanno la differenza.
Quindi abbiamo sì gli strumenti, ma sono le persone – e mi riferisco agli ultimi arrivati ma anche ai colleghi che sono da tempo nel team – il vero valore aggiunto. Persone giovani, ma soprattutto positive, propositive, che hanno voglia di fare e collaborano in spazi finalmente riorganizzati e riqualificati in cui poter portare soluzioni funzionali alla realizzazione dei tanti progetti in calendario.

 

Ad oggi, per il 2021 sono ventiquattro i progetti attivi, oltre alla manutenzione degli strumenti e alla gestione dell’Help Desk da garantire: un servizio molto importante che mi piace immaginare come una sorta di pronto soccorso dedicato alle infrastrutture tecnologiche del nostro Ateneo.
Così riorganizzati stiamo lavorando intensamente e bene sia per la qualità, sia per la quantità di ciò che produciamo. Quindi posso dirmi pienamente soddisfatto non solo dei miei colleghi, ma anche del nuovo Delegato del Rettore all’Innovazione Tecnologica e alla Digitalizzazione, il Professor Laerte Sorini – con il quale mi confronto giornalmente – che ha una visione del lavoro molto simile alla mia.

 

 

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