Lo avevamo annunciato e i fatti hanno superato le attese. L’evento We Care dedicato alla promozione della salute attraverso lo sport – organizzato nell’ambito del Dipartimento di Scienze Biomolecolari e della Scuola di Scienze Motorie – si è svolto lo scorso 24 maggio registrando numeri importanti. 321 iscrizioni, 231 valutazioni, tra screening clinici e test funzionali, e una grande partecipazione alle 34 iniziative dedicate a didattica, divulgazione e attività motorie e sportive. Tra i momenti più intensi della giornata la premiazione di Michela Maria Svarca, studentessa Uniurb iscritta al corso di laurea in Scienze delle attività motorie preventive e adattate per la salute, medaglia d’oro ai Campionati Italiani Assoluti del 2024, nella categoria 57 Kg. Una giovane donna che studia, si allena, combatte per la propria salute mentale e vince. Non con la forza arrogante dell’onnipotenza, ma con quella più vera di chi ha incontrato la propria fragilità, ne ha accolto il limite e ha imparato a governarla.
Michela, quando hai capito che il pugilato sarebbe diventato una passione per te?
Non so individuare un momento preciso. Ho iniziato a praticare sport da combattimento nel 2009. Vivevo una vita piuttosto sedentaria quando mio padre mi ha suggerito, prima, di prendermi cura della mia salute facendo attività fisica, e poi di valutare discipline sportive di autodifesa personale. Da lì ho iniziato con il full contact e il kick boxing. La passione è nata sul ring, nel momento in cui sono riuscita ad esprimere il mio potenziale dentro le sedici corde. Allenamento dopo allenamento, sacrificio dopo sacrificio, ho imparato che disciplina e costanza portano piccoli e grandi risultati.
A proposito di grandi risultati: nel 2024 hai conquistato l’oro ai campionati nazionali di pugilato e nel 2025 sei stata convocata tre le azzurre. Quali emozioni hai provato e cosa rappresentano per te questi traguardi?
In entrambi i casi è stato come toccare la vetta più alta del mondo. Nel momento in cui l’arbitro ha alzato la mia mano e il mio nome ha risuonato nel palazzetto mi ha attraversato una strana energia. Avevo vinto la medaglia d’oro! Ce l’avevo fatta: io, Michela Maria Svarca da San Lorenzo In Campo, avevo realizzato il mio sogno! Questo traguardo significa che, nella vita, se sono veramente motivata e pronta ad impegnarmi al 100% posso fare qualunque cosa.
Quanto impegno richiede questo sport? È più difficile allenare il corpo o la mente?
Il pugilato è uno sport totalizzante: non ti concede solo un pezzo di te stessa, vuole tutto. Alleni il corpo, certo, ma soprattutto la mente. Devi rimanere centrata, lucida. Devi focalizzarti su un obiettivo e organizzarti per raggiungerlo, mentre la testa prova a “fregarti”. A me è successo. Sono caduta nella sua trappola – per dirla tutta in quella dei disturbi alimentari – e sono stata costretta a fermarmi per sette anni. Poi, nel 2022 ho scelto di rinascere. E grazie alla psicoterapia, ma anche grazie alla mia forza che è un mix di tenacia, sensibilità e delicatezza ho imparato ad affrontare, uno ad uno, i mostri che si creavano nella mia mente e a prendermi cura di me. Il pugilato non è solo una passione, è Michela Maria Svarca, è parte di me, è un fuoco col quale oggi convivo senza bruciarmi.
Quando si incassa, cosa si impara davvero?
Nel pugilato si incassa, e anche tanto. Non importa quanto tu sia forte, ci sarà sempre qualcuno che mena più di te. Eppure resti sul ring perché sai che, prima o poi, dovrai reagire. Lo spiega bene una frase di Rocky Balboa che più o meno dice: «l’importante è come sai resistere ai colpi, come incassi e se finisci al tappeto hai la forza di rialzarti, così sei un vincente! Nessuno può colpire duro come fa la vita». Sembra una frase scontata, banale, ma per me è una grande verità.
Sei iscritta alla magistrale in Scienze delle attività motorie preventive e adattate per la salute. Qual è stato l’insegnamento più sorprendente del corso?
Ricorderò sempre il Professor Riccardo Cuppini che durante una lezione disse: «di fronte all’avanzamento della tecnologia, restiamo umani». Negli anni di studio a Urbino ho imparato tanto, ma queste poche parole sono un insegnamento che porterò con me sempre, e che applicherò nella professione per aiutare le persone attraverso le conoscenze acquisite, certo, ma soprattutto accogliendo gli altri, ed empatizzando con chi incontrerò nella vita.
Durante l’evento We Care, Uniurb ha riconosciuto i tuoi meriti dedicandoti un momento di grande intensità. Ti senti parte della comunità di Scienze Motorie?
Assolutamente sì, Uniurb è la mia Università e io mi sento parte di questa comunità accademica. Quello della premiazione è stato un momento altissimo che mi ha riempito d’orgoglio. Le parole che i miei professori mi hanno dedicato sono state una grande emozione, e mi hanno dato una nuova voglia di fare. Sia durante il corso di laurea triennale in Scienze Motorie, Sportive e della Salute, sia durante la magistrale, a Urbino sono riuscita a creare una rete di legami forti, perché in questa Università il confronto con i compagni di corso e con i docenti è un’occasione di crescita vera.
Dopo lo sport quanta vita resta?
Dopo lo sport deve rimanere vita. Tra novembre 2024 e gennaio 2025 ho vissuto il periodo più bello, che è stato anche il più stancante. Mi allenavo due volte al giorno a Fano, lavoravo e frequentavo a Urbino le lezioni delle materie più difficili del corso, mentre mi prendevo cura della casa – che condivido con il mio compagno – e della mia border collie! In generale, mi alzo prima dell’alba e riesco a condurre una vita quasi normale, frequentando la famiglia e gli amici e andando a letto non più tardi delle 22.30 perché la stanchezza si fa sentire. Quindi, resta ciò che della vita è fondamentale, infatti quest’anno non parteciperò ai campionati italiani di pugilato perché la priorità è la laurea!
Dove ti immagini tra qualche anno?
Domanda difficile! Sicuramente non abbandonerò il pugilato, che in futuro mi piacerebbe insegnare. Ma la mia vocazione è aiutare le persone fragili attraverso lo sport. Mi piacerebbe far conoscere a tutti la bellezza del movimento, e la possibilità concreta di migliorare la propria vita attraverso l’attività fisica. Nella palestra in cui lavoro, qualche giorno fa una signora, ringraziandomi, mi ha detto di essere riuscita, dopo anni, a fare una passeggiata in riva al mare insieme a suo marito. E nel racconto di quel gesto semplice ogni mio sforzo, ogni mio sacrificio, ha trovato un senso.