Il 23 ottobre 2025, Tomaso Montanari, storico dell’arte e Rettore dell’Università per Stranieri di Siena, non ha potuto prendere parte alla conferenza del ciclo Bo/De Carlo. Pensare una città. Un ateneo nel segno del contemporaneo, curato dal Rettore Giorgio Calcagnini e da Tiziana Mattioli. Poco più tardi, con la volontà di rimanere nel respiro del progetto, ci ha accolti negli spazi del Rettorato senese, dove la conversazione ha preso forma al ritmo calmo e profondo del suo pensiero.
Lungo il filo del racconto è emersa la modernità più inquieta di Giancarlo De Carlo. «Aveva la forza visionaria di chi sa costruire il futuro», ha detto Montanari, e da questa premessa il resto del discorso ha cominciato a scivolare: il diritto alla città come diritto trasversale, la dignità urbana come compito politico prima ancora che amministrativo e l’idea, decisiva, per cui il patrimonio culturale sia «una grande scuola di imperfezione e di umanità collettiva».
La spinta innovativa del pensiero di De Carlo è affiorata come chiamata all’azione. Gaza, i nostri centri storici spopolati, le periferie che cercano voce, l’Università che rischia di sottrarsi al mandato di responsabilità pubblica su cui si fonda, tutto ha trovato approdo nella risposta a una stessa domanda: come restituire alla città la dignità di luogo che «è tale in quanto consente il nostro diventare umani»?