Fu Mario Monicelli a far diventare di dominio comune l’idea che il marchese del Grillo avesse in sé una scanzonata grandezza, un certo impulso astuto e irriverente che consegnò all’eternità della memoria cinematografica il personaggio magistralmente interpretato da Alberto Sordi. E se è vero che “quanno se scherza bisogna esse’ seri”, con l’aiuto del Professor Marco Rocchi – docente di Statistica Medica e Direttore del Dipartimento di Scienze Biomolecolari – oggi raccontiamo che Onofrio del Grillo non solo è realmente esistito, ma che ha studiato e si è laureato nel collegio di Giurisprudenza di Urbino!

 

 

Il Professor Marco Rocchi

Professor Rocchi, qualche tempo fa ha segnalato alla redazione di Uniamo un illustre ex studente di Uniurb: il marchese del Grillo!

Esatto. Il marchese del Grillo è per il grande pubblico il protagonista dell’omonimo film, del 1981, diretto da Mario Monicelli. Un personaggio che nella pellicola è artefice di scherzi meravigliosi, un dissacratore, dissacrante, prodigo fino all’inverosimile. Io stesso ho fatto sempre e solo riferimento a questa riuscitissima figura cinematografica, quando se ne parlava, fino al giorno in cui ho scoperto, in modo del tutto casuale, che il marchese del Grillo è realmente esistito e si è laureato a Urbino, in Giurisprudenza.
Fino a quel momento se mi avessero chiesto di indicare un importante ex allievo del nostro Ateneo avrei risposto Marco Pannella, laureato a Urbino in Giurisprudenza poco prima di fondare il Partito Radicale.
Ho cominciato, quindi, a documentarmi e mi sono reso conto che il marchese del Grillo raccontato da Mario Monicelli conserva certamente molti tratti dell’originale, ma per diverse caratteristiche se ne discosta.

Chi è, nella realtà, Onofrio del Grillo?

Onofrio del Grillo è marchigiano, nasce nel 1714 a Fabriano, città in cui vede la luce e muore. Il padre è un esponente del ramo cadetto della famiglia e si chiama Bernardo. Bernardo si chiama anche il cugino ricco, esponente del ramo principale della famiglia, che provvede malvolentieri alle frequenti richieste economiche del cugino meno fortunato e ne combina il matrimonio con l’agiata Maria Virginia Possenti, sperando così di rinvigorirne le finanze. In realtà l’operazione non funziona, perché su Bernardo del Grillo piovono i debiti lasciati dal padre della nobildonna marchigiana e la famiglia precipita in una condizione di indigenza rovinosissima. Interviene, quindi, il cugino abbiente che prima manda Onofrio a studiare nel collegio di Giurisprudenza di Urbino – dove si laurea – e poi, alla morte della madre, lo chiama a Roma per affidarsi alle cure del nipote.

Onofrio si trasferisce a Roma e…?

Onofrio del Grillo si trasferisce a Roma e vive anche qui in ristrettezze economiche. Lo zio che ha fama di essere ricchissimo, in realtà è molto avaro. E alla morte di Bernardo, nel 1757, le cose non cambiano perché Onofrio eredita una cifra favolosa e beni importanti per l’epoca, ma di fatto questo patrimonio ha una serie di vincoli che ne impediscono la piena fruizione.
Intanto, con questo lascito deve ripagare tutti i debiti contratti dallo zio, comprese costosissime messe a suffragio e varia beneficenza. Una serie di beni sono indisponibili perché destinati alla dote o al mantenimento in monastero di eventuali nipoti maritate o monache, ma soprattutto, per ereditare, Onofrio deve sposare una nobildonna romana. Per cui, pochi mesi dopo la morte dello zio, il giovane sposa Faustina della famiglia Capranica e riesce a sperperare in men che non si dica il denaro e i beni che la ragazza porta in dote e a rimanere nuovamente povero nel giro di poco tempo.

Il marchese alterna quindi necessità e fortuna. Ho letto che diventa Conservatore di Roma: uno dei tre magistrati che detengono il potere esecutivo della città.

Esattamente. Onofrio vive grazie agli incarichi pontifici che prima Papa Benedetto XIV e poi Pio VI gli attribuiscono. Viene nominato Conservatore di Roma e si guadagna la fama, probabilmente immeritata, di antisemita. In effetti, la riscossione delle imposte attribuite agli ebrei del ghetto romano, affidata alle milizie che Onofrio controllava, potrebbe essere alla base di questa diceria che non traspare certamente dal film. In un episodio della commedia di Monicelli, ad esempio, il marchese si rifiuta di pagare un ebanista ebreo, lo trascina in tribunale per poi concludere: “vedete, lui aveva ragione ed è stato condannato perché ebreo; io invece cattolico e nobile, chiaramente in torto, sono stato assolto”. Quindi, con molta probabilità, aveva solo una necessità di natura economica e andava a prendere i soldi là dove c’erano.

Onofrio trascorre gran parte della vita a Roma, ma muore a Fabriano.

Sì, il marchese compra una villa a Fabriano e qui trascorre gli ultimi anni della sua vita. Dopo la morte, nel 1787, viene sepolto a Roma, nella basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini.

Si hanno notizie dei suoi discendenti?

Onofrio ha solo una figlia, Maria Virginia, che alla sua morte lascia erede un parente Capranica con l’impegno di assumere il doppio cognome Capranica del Grillo. I discendenti vivono ancora oggi nel Palazzo di famiglia la cui torre medievale campeggia nel centro storico di Roma.

Quali corrispondenze e quali diversità è possibile rintracciare tra la storia dell’ex studente di Uniurb e quella del protagonista della commedia di Monicelli?

Il personaggio di Mario Monicelli raccoglie tutta un’eredità di aneddoti che hanno cominciato a circolare nell’Ottocento a Roma sulla figura del marchese del Grillo, su questo personaggio eccentrico, spendaccione e che amava fare burle e scherzi. Nel 1981 viene pubblicato un romanzo che racconta le avventure del bizzarro nobiluomo e, nello stesso anno, Mario Monicelli mette in scena probabilmente una delle figure più straordinarie che abbia interpretato Alberto Sordi. Nella pellicola però molte circostanze non collimano con la realtà.

 

La vicenda raccontata da Monicelli, ad esempio, si svolge nel 1809, quando Roma è occupata dai napoleonici, mentre il vero marchese del Grillo muore prima dell’arrivo dei francesi a Roma. Nel film Onofrio vive nel palazzo romano di famiglia, con la madre, mentre nella realtà la madre è morta molto giovane e nella capitale non ha mai vissuto. Nella realtà e anche nel film il marchese del Grillo è sediario del Papa, addetto cioè al suo trasporto, è cameriere segreto e guardia nobile del pontefice: di Pio VI nella realtà, di Pio VII nel film.

 

Quindi, Monicelli, di fatto, mette in scena un personaggio che raccoglie una tradizione popolare e imbastisce un Amici miei ottocentesco che ruota intorno a una visione scanzonata della vita attribuita al marchese del Grillo. Un modo molto moderno di intendere l’esistenza, aperto alle idee innovative dei napoleonici, per capirci. Nella realtà come nel film, il desiderio di prendersi gioco di tutto l’intorno è il motore di ogni esperienza, un motivo centrale e primario che non credo nasca dall’esigenza di cambiare il mondo, ma da quella di sublimare un inevitabile patimento pregresso.

Lei, Professore, insegna Statistica Medica, è Direttore del Dipartimento di Scienze Biomolecolari e ama raccontare la Storia e le storie. Qual è il collante che stringe insieme queste sue diverse anime?

Insegno Statistica medica, ma mi definisco un curioso. Volendo rintracciare un legame tra queste due anime penserei alla modernità dell’illuminismo. L’eredità della rivoluzione scientifica certamente mi guida nel mio lavoro. Mi occupo di scienza e non posso che avere un’impostazione razionale, fondamentalmente illuminista, ma al tempo stesso divulgativa. La mia grande passione è la storia, in particolare dalla rivoluzione francese in avanti. E amando molto la storia, racconto “storie” anche quando tengo le mie lezioni di Statistica – che si sviluppano spesso attraverso divagazioni storiche o biografiche e aneddoti – perché penso che la didattica debba sempre passare per un modo accattivante di raccontare.

 

 

Pin It on Pinterest

Share This