Al 23rd Annual Meeting della European Association of Archaeologists (EAA) l’Università di Urbino propone la candidatura dell’Unità di Crisi e di Coordinamento Regionale delle Marche che vince il 19th European Archaeological Heritage Prize.
Ne parliamo con Anna Santucci, Direttore scientifico del Museo dei Gessi di Urbino.

 

Professoressa Santucci, vuole raccontarci la partecipazione di Uniurb al 23rd Annual Meeting della European Association of Archaeologists (EAA)?

Certamente. Comincio col dire che la EAA è la più grande associazione – oggi esistente – di archeologi professionisti. Conta, infatti, oltre 11.000 membri che svolgono la loro attività in più di 60 Paesi, spaziando dall’archeologia preistorica a quella classica, medievale e post-antica.
L’associazione cura proprie serie editoriali (lo European Journal of Archaeology, rivista di fascia A con cadenza quadrimestrale; la collana monografica Themes in Contemporary Archaeology), anima The European Archaeologists Newsletter e, soprattutto, organizza meeting annuali sin dal 1994 promuovendo il confronto, la discussione e la disseminazione di studi e ricerche in ambito archeologico con approcci collaborativi multi e interdisciplinari.

 

Al 23rd Annual Meeting, che si è svolto a Maastricht proprio per celebrare il venticinquennio dell’omonimo trattato, l’Università di Urbino è stata presente nella sessione tematica The Future of Museum Archaeology in Europe, con un intervento mio sul Museo dei Gessi del nostro Ateneo e un intervento della collega Maria Elisa Micheli sulle collezioni di glittica.

Da quali considerazioni sul futuro del museo archeologico europeo hanno preso spunto gli interventi urbinati?

Gli interventi nella nostra sessione tematica partivano dalla considerazione che l’archeologia negli spazi museali (depositi inclusi) è una componente fondamentale della ricerca e della divulgazione nel nostro ambito disciplinare; però viene spesso dimenticata rispetto a una visione dell’indagine archeologica proiettata sul territorio, che rischia di ridurre il museo a una polverosa vetrina.
Che futuro ha l’archeologia del museo in Europa? Come possono interagire fruttuosamente istanze diverse affinché strategie di allestimento e comunicazione – sempre più volte a catturare l’attenzione del grande pubblico – non finiscano per svilire corretti contenuti scientifici?
Conoscere le peculiarità storico-archeologiche dei materiali esposti e le dinamiche della loro trasmissione alla cultura contemporanea è la condizione imprescindibile per ogni progetto di rilancio.

 

Entro questo orizzonte di questioni, l’intervento della collega Micheli rifletteva su come proporre al pubblico una categoria di materiali molto pregiati – le gemme incise – ma anche molto difficili da “leggere” in rapporto sia alle ridotte dimensioni, sia all’esegesi delle raffinate raffigurazioni.
Il mio intervento usava, invece, il nostro Museo dei gessi per riflettere sui problemi gestionali di spazi museali quali sono quelli universitari, che convenzionalmente denominiamo musei, ma che non lo sono di fatto, con tutte le conseguenze del caso.

Il nostro Ateneo ha portato a Maastricht il Museo dei Gessi di Urbino e anche l’Unità di Crisi e di Coordinamento Regionale delle Marche che ha vinto il 19th European Archaeological Heritage Prize, è esatto?

Ebbene sì! Ogni anno, in occasione del meeting vengono conferiti due tipi di riconoscimento: lo Student Award, premio per tesi meritevoli di attenzione, e lo European Archaeological Heritage Prize, destinato a chi si è distinto nella salvaguardia del patrimonio archeologico.
Il comitato preposto al premio decreta il vincitore tra le nomination ricevute, le quali possano essere avanzate in piena autonomia da ciascun membro della EAA sulla base di un format che motiva le ragioni della candidatura.

 

Sono orgogliosa, quindi, che la candidatura dell’UCCR Marche, da me proposta per il premio 2017 in merito alle attività svolte e in corso di svolgimento a seguito del sisma, abbia riscosso unanime consenso da parte dell’Heritage Prize Committee.
Il 19th European Archaeological Heritage Prize è stato conferito all’Unità di Crisi e di Coordinamento Regionale delle Marche (Segretariato Regionale MIBACT per le Marche) proprio nella cerimonia inaugurale del 23rd Annual Meeting EAA, tenutasi nel pomeriggio del 30 agosto presso il MEEC Conference Centre di Maastricht.

Considerato l’altissimo valore dell’impresa non stupisce che il consenso sia stato unanime. Siamo curiosi di sapere anche del premio e della cerimonia di conferimento…

Il premio consiste in una medaglia nominativa e un diploma dall’alto valore simbolico, non solo quale meritato riconoscimento di un impegno oggettivo, ma anche per l’enorme impatto di visibilità e comunicazione generati da una realtà associativa così grande qual è la EAA.
Il premio, conferito sul palco dal Dottor Franco Nicolis (Direttore dell’Ufficio beni archeologici, Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento) è stato ricevuto dall’Architetto Annalisa Conforti (Coordinamento UCCR Marche), dai funzionari archeologi Ilaria Venanzoni e Sara Trotta (SABAP – Marche) e da Anna Ciuti (Segretariato regionale), in rappresentanza di tutte le istituzioni coinvolte nella gestione degli effetti del sisma sul patrimonio culturale.

 

La cerimonia di conferimento, infatti, è stata preceduta da un breve intervento accompagnato da slide che, letto dalla dottoressa Venanzoni, ha portato alla conoscenza di una vasta platea il territorio regionale, con il suo patrimonio ferito e gli interventi attuati da tanti funzionari – archeologi, storici dell’arte, architetti, archivisti ecc. – che, supportati da personale di altra afferenza (Nucleo TPC dei Carabinieri, Vigili del Fuoco, Protezione Civile ecc.), operano quotidianamente al recupero e alla tutela di beni mobili e immobili lesionati.
È un risultato di cui siamo tutti molto fieri.

 

Immagine in evenza: Luca Polidori

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