Anche Uniurb ha celebrato, oggi, la Giornata mondiale del rifugiato, aprendo nuovamente le porte a chi fugge da guerre, povertà e persecuzioni. Da tre anni, infatti, il nostro Ateneo aderisce all’iniziativa University Corridors for Refugees, il programma di corridoi umanitari per studenti universitari rifugiati in Paesi del Sud globale, gestito dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), in collaborazione con Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Caritas Italiana, Diaconia Valdese e Centro Astalli. Per gli anni accademici 2025/26 e 2026/27 il progetto UNICORE 7.0, presentato questa mattina nell’Aula Magna del Rettorato, offrirà a chi ha superato la selezione prevista dal bando: una borsa di studio, l’iscrizione a un corso di laurea magistrale e, soprattutto, una forma di cittadinanza simbolica che trova la sua ragione più profonda nell’integrazione sociale, nella partecipazione attiva alla vita della nostra comunità accademica, e nella fondamentale costruzione di reti umane.

Durante la conferenza stampa è stato, inoltre, siglato un nuovo protocollo d’intesa tra l’Università di Urbino e le associazioni locali che sostengono concretamente il progetto, attraverso l’offerta di servizi e finanziamenti ad hoc. Firmatari dell’accordo sono: la Fondazione Wanda Di Ferdinando, la Fondazione Homobonus, la Caritas Diocesana, Diaconia Valdese, L’Africa Chiama e il GRIS Marche. 

«In questa importante giornata, in attuazione del protocollo nazionale – ha spiegato il Professor Eduardo Barberis ai nostri microfoni – stipuliamo l’intesa con gli altri soggetti del territorio, definendo singoli interventi e attività che garantiranno sostegno finanziario e servizi a studenti e studentesse. Per quanto concerne l’Università di Urbino, oltre all’esonero dai contributi universitari, sono previste diverse attività di supporto, materiale e sociale. Per l’accesso ai benefici l’Università ha pubblicato un bando che ha portato alla selezione di una studentessa sudsudanese, Flavia Aketo Wanga, che si andrà ad aggiungere ai due studenti UNICORE già selezionati negli anni passati e ormai in procinto di laurearsi, Peter Lidu e Akimana Canisius».

Ha aperto l’incontro pubblico il Prorettore Vicario, Vieri Fusi, per poi lasciare spazio agli interventi di Eduardo Barberis, Referente del progetto per Uniurb; Simona Malucelli, Responsabile dell’Ufficio relazioni con gli studenti che coordina le attività del progetto UNICORE per l’Ateneo; Luisa Bianco,  Referente del progetto Unicore presso UNHCR; Monsignor Sandro Salvucci, Arcivescovo di Urbino – Urbania – Sant’Angelo in Vado; Don Luigi Fedrighelli, Direttore Caritas di Urbino; Giovanna Giacchella, Consigliera della Fondazione Wanda di Ferdinando; Raffaella Nannini, Coordinatrice de L’Africa Chiama; Gaetano Sgarro, Delegato del GRIS Marche; Flavia Aketo Wanga, studentessa selezionata per l’edizione Unicore 7.0; Canisius Akimana, studente Unicore 5.0; Peter Lidu Arang, studente Unicore 5.0. 

Proprio a Canisius Akimana che, con Peter Lidu Arang, sta concludendo gli studi a Urbino beneficiando del progetto, abbiamo chiesto cosa significhi trasformare una borsa di studio in un’occasione reale di cambiamento. «Attraverso il programma UNICORE 5.0 e il supporto della Cooperativa Sociale Labirinto e dell’Università di Urbino Carlo Bo, – ha raccontato – ho avuto un’opportunità che mi ha cambiato la vita, permettendomi di rinascere. Da rifugiato burundese in Kenya, sto ora conseguendo una laurea magistrale in Gestione delle Politiche e dei Servizi Sociali in Italia. È una cosa di cui sono profondamente grato. Mi avete dato una nuova possibilità di vivere. Ora spero di poter ottenere una borsa di studio per continuare il mio percorso con un dottorato di ricerca».

 

 

Al centro del progetto UNICORE c’è anche il servizio di tutorato dedicato agli studenti internazionali, condotto da studentesse e studenti senior del nostro Ateneo che non si limitano ad esercitare una funzione amministrativa, ma vivono l’esperienza più autentica della “cura”, del fare spazio ai bisogni dell’”altro”. Non era presente questa mattina in Aula Magna la tutor, Ani Yeganyan, che ha accompagnato Canisius e Peter nel loro percorso formativo in Uniurb, ma quando l’abbiamo raggiunta ci ha restituito un pensiero attraversato, forse, da un frammento del proprio cammino interiore. «Nella pratica quotidiana – ha commentato – fare da tutor a studenti rifugiati significa aiutarli a compilare la richiesta del permesso di soggiorno, la domanda per la borsa di studio, il piano di studi, aiutarli a scrivere le e-mail, a gestire le pratiche universitarie o le difficoltà nella preparazione degli esami.

Sono armena e, da studentessa straniera, ho voluto mettere a disposizione la mia esperienza per sostenere chi si trova nelle stesse situazioni che ho vissuto io quando sono arrivata a Urbino. Anche per questo non ho mai fatto distinzioni tra studenti rifugiati e stranieri, ma li ho considerati tutti universitari, come me. Sia Peter, sia Canisius si sono integrati bene, hanno sostenuto molti esami ottenendo voti alti e, in alcuni casi, si sono dimostrati anche più preparati di tanti studenti italiani. Con loro sono riuscita ad entrare in sintonia e li ho supportati come ho potuto, sentendo molto la responsabilità di ciò che facevo, soprattutto quando si trattava di compilare i documenti. Mi è piaciuto impegnarmi: ho imparato a mettermi alla prova e ho scoperto che posso prendermi cura degli altri»

Del resto, l’Università è luogo dell’alterità, del pensiero, del desiderio di futuro nonostante tutto, a qualunque costo. Ed è in questo spazio che Peter confida nella possibilità di vincere un dottorato di ricerca per fondare un’organizzazione, un giorno, e migliorare le condizioni di vita della sua famiglia e del suo Paese: il Sud Sudan. Lo ha dichiarato con forza nella videointervista che abbiamo condiviso, e anche nell’intervento appassionato che ha chiuso la conferenza stampa. 

«Per me che ho vissuto l’inquietudine dello sradicamento, la fatica e la resilienza – ha spiegato – questa borsa di studio non rappresenta soltanto un sostegno economico: è un segno profondo di fiducia nelle mie capacità e nelle mie aspirazioni. Ogni euro è libertà, sicurezza, dignità. Sono profondamente grato per l’opportunità di proseguire il mio percorso accademico come studente magistrale in questa Università. Grazie a tutti gli attori coinvolti. Avete investito in qualcuno che aveva più punti interrogativi che certezze e che, oggi, grazie a voi sta vivendo una vita che un tempo sembrava impossibile.

Vengo da un luogo dove sognare in grande è un lusso e non un diritto. Quando si parte da lì ogni opportunità non è solo importante, è un miracolo. E l’Italia mi ha regalato proprio questo: un miracolo. Il vostro impegno, attraverso il progetto UNICORE, non è solo politica, è umanità. In un mondo che costruisce muri voi avete aperto porte e non mi avete detto solo: “entra”; mi avete detto: “benvenuto, qui ci sei anche tu”. Grazie mille a tutti. Che Dio vi benedica».

 

 

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