Il percorso verso la normalità post-covid sembra ancora punteggiato di ombre, eppure l’estate ha portato nella città dei Montefeltro una corrente luminosissima di energia creativa accesa dalla quarta edizione di Urbino Teatro Urbano!
Dal 1 al 10 luglio 2021, il festival organizzato dal “Centro Teatrale Universitario Cesare Questa” riposiziona lo zoom su Urbino trasformandola in uno straordinario ed esteso luogo di rappresentazioni sceniche, di alta formazione, di letture e di incontri, che accoglie “44 compagnie teatrali e poco meno di 200 persone tra corsisti, docenti e artisti”.

Il dettaglio degli eventi in palinsesto è su: www.urbinoteatrourbano.it/programma/

Ne parliamo con Monica Bravi, Presidente del Centro Teatrale Universitario Cesare Questa, e Michele Pagliaroni, Direttore artistico del CTU.

 

A cinque giorni dal lancio, facciamo il punto su Urbino Teatro Urbano?

Michele Pagliaroni – Molto volentieri. Urbino Teatro Urbano è il festival, creato e organizzato dagli studenti del “CTU Cesare Questa”, che porta il teatro in luoghi che non sono teatrali. Per cui dal 1 luglio al 10 luglio ogni piazza, ogni strada, vicolo o cortile della città diventa un palcoscenico a cielo aperto.

 

Sei sono gli spettacoli in cartellone, dedicati alla tradizione del teatro comico popolare, che diverse compagnie portano in scena, e – come già lo scorso anno – largo spazio stiamo dando all’alta formazione e al corso gratuito Fai il tuo teatro!, rivolto ad artisti e addetti ai lavori e tenuto da importanti professionisti del settore.

 

Il festival ha portato a Urbino 44 compagnie e poco meno di 200 persone tra corsisti, docenti e artisti.
Inoltre, molti sono gli incontri che fanno il focus su letteratura, teatro e su una più ampia riflessione che ruota intorno alle domande “che cos’è una città” e “quando una città esiste”?

Quando una città esiste?

Michele Pagliaroni – Una città esiste quando esiste una comunità attiva che partecipa; una comunità, quindi, che ha delle idee e le propone. E in una città come Urbino, che ha un centro storico e un centro “atomico”, cioè atomizzato dagli studenti che lo abitano e lo vivono, è bello che ci sia durante l’anno un tempo – quello del festival UTU – in cui questi due centri si possano unire e lavorare insieme per essere comunità.

 

Nei giorni della manifestazione i cittadini di Urbino interagiscono con gli studenti di Uniurb che fanno parte del Centro Teatrale Universitario, lavorano con loro ma interagiscono e lavorano anche con i tantissimi giovani delle compagnie teatrali che arrivano in città da nord a sud dell’Italia. Per cui Urbino Teatro Urbano è, prima di tutto, una straordinaria occasione di scambio e di dialogo attraverso il teatro, che poi è il modo principale che l’uomo da sempre sperimenta per conoscersi e riconoscersi come comunità.

La pandemia ha esteso o ridotto la forza creativa di Urbino Teatro Urbano?

Monica Bravi – In generale, questa situazione di grande difficoltà ci ha dato l’occasione – forzata ma necessaria – per ragionare su chi fossimo come CTU, quale fosse il nostro ruolo e quale fosse il ruolo di Urbino Teatro Urbano.
Per cui, quando tutto si è fermato, paradossalmente, abbiamo cominciato a riconoscere la vera identità del Festival: come strumento per ripensare in chiave teatrale la città e il territorio circostante, e come strumento per recuperare gli spazi della socialità che la pandemia ci ha sottratto.

 

Urbino teatro Urbano ha certamente acquisito per noi un significato ancora più importante, perché ci ha permesso di ripopolare responsabilmente, e coerentemente con le misure per il contrasto e il contenimento del Covid-19, i luoghi che per tanti mesi sono stati vuoti e di riaccendere le relazioni tra le persone che li abitano o, solo, li attraversano nei dieci giorni del Festival.

 

In che modo avete “ripopolato responsabilmente” gli spazi che ospitano lo spettacolo dal vivo?

Michele Pagliaroni – Tutte le iniziative del CTU sono regolate da GoDot: il primo protocollo per la gestione poetica dei flussi di pubblico in tempo di pandemia, che abbiamo ideato in collaborazione con l’ISIA.
GoDot nasce proprio dalla necessità del festival Urbino Teatro Urbano di ripensare gli spazi della città di Urbino alla luce delle attuali e mutevoli indicazioni sanitarie in materia di spettacolo dal vivo.
Si tratta di un protocollo libero e gratuito, adottato da oltre 70 festival in Italia e all’estero, che ha ricevuto importanti riconoscimenti a livello nazionale e che è stato ripreso dalla “Fondazione Matera Capital of European Culture 2019”.

A proposito di luoghi della socialità ritrovata, il 13 luglio avrà inizio il festival #Piazze, spin-off di Urbino Teatro Urbano, che si svolgerà nei borghi e nei paesi dell’entroterra marchigiano, è esatto?

Monica Bravi – Sì!  Saremo in scena il13 luglio a Isola del Piano con lo spettacolo ANTROPOLAROID di, e con, Tindaro Granata. Il festival #Piazze nasce dalla necessità di estendere il lavoro di Urbino Teatro Urbano anche ai paesi vicini e alle piccole comunità che durante il lockdown hanno dimostrato una capacità di reazione fortissima, che aveva solo bisogno di essere aiutata, strutturata, incoraggiata e valorizzata.

 

L’anno scorso hanno aderito all’evento otto comuni, quest’anno abbiamo ampliato questa rete virtuosa di valorizzazione del territorio attraverso il teatro coinvolgendo i borghi del Montefeltro e dell’Alta Valle del Metauro.
Il merito di questo progetto è, ancora una volta, degli studenti del Centro Teatrale Universitario che lo hanno, di fatto, costruito e gestito montando e smontando palchi e scenografie durante la scorsa estate, e che replicheranno questo formidabile lavoro a partire dal prossimo 13 luglio.

Dentro Urbino Teatro Urbano sembrano agitarsi molte, favolose anime!

Michele Pagliaroni – Sì. Dentro Urbino teatro Urbano c’è tutto un mondo che si muove. Durante il percorso Fai il tuo teatro! le lezioni di scenotecnica insegnano, ad esempio, a costruire un palcoscenico. L’anno scorso, i ragazzi delle compagnie, dei collettivi e delle associazioni che sono venuti a formarsi a Urbino, sotto la guida del maestro Stefano Perocco, hanno realizzato un palcoscenico in legno che poi, durante tutta l’estate, abbiamo portato in ogni luogo del festival #Piazze.

 

E mentre imparavano il mestiere della scenotecnica, tagliando e inchiodando travi, questi giovani hanno costruito un simbolo. Portando il palco in posti in cui diversamente il teatro non sarebbe mai arrivato, hanno realizzato – come ha ben scritto Giovanni Lani nell’edizione pesarese del Resto del Carlino – un “atto politico” di costruzione della comunità. Perché la comunità non si costituisce se non aggregandosi intorno ad un catalizzatore, nel caso specifico intorno a uno dei catalizzatori più potenti: il palco teatrale.

 

Urbino Teatro Urbano è un progetto del Centro Teatrale dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo (CTU Cesare Questa) con il patrocinio, la collaborazione e il sostegno del Comune di Urbino; con il patrocinio e la collaborazione di Provincia di Pesaro e Urbino, ERDIS Marche, AMAT, Club per l’UNESCO Urbino e Montefeltro; con il patrocinio di Legato Albani; in collaborazione con Midor, Raffaello Travel Group, Urbino le Città del Libro, Urbino Jazz Club e Cinema Teatro Ducale.

 

Pin It on Pinterest

Share This