Appalti e qualità del lavoro nella filiera delle carni: quale ruolo per le relazioni industriali? Martedì, alle 14,30, il Dipartimento di Giurisprudenza dedica un seminario al tema della qualità del lavoro nella filiera delle carni. La professoressa Piera Campanella, docente di Diritto del lavoro alla Carlo Bo coordina il gruppo di ricerca all’interno del quale è nata l’iniziativa.

Il progetto, della durata di 24 mesi, si chiama Fairness, freedom and Industrial Relations across Europe: up and down the meat value chain (MEAT.UP.FFIRE) ed è finanziato dalla Commissione Europea, Direzione Generale Lavoro e Affari Sociali. “Il bando – spiega la professoressa Piera Campanella – a cui abbiamo partecipato con successo, si chiama Improving expertise in the field of industrial relations. L’area di interesse sono le relazioni industriali all’interno dell’Ue”.

Chi sono i partners di progetto?

Il gruppo di ricerca di cui sono project coordinator è interdisciplinare. Ne fanno parte gli economisti Paolo Polidori e Desireè Teobaldelli, Elena Viganò, il sociologo Eduardo Barberis e la giurista Elisabetta Righini. L’Università di Urbino è capofila di 4 Paesi: la Germania (Università di Erlangen), il Belgio (Università di Hasselt), la Danimarca (Università di Copenaghen), la Polonia (Università di Lodz e Università di Varsavia). Del gruppo promotore fa parte anche IRES Emilia-Romagna. Aderiscono, inoltre, come associate organisations, i sindacati FLAI CGIL, EFFAT (European Federation of Food, Agriculture and Tourism Trade Unions) e NNF (Food Worker’s Union). All’interno di questo “pentagono” si svolge la dinamica competitiva del mercato della carne suina in Europa, continente nel quale l’Unione europea cerca da tempo di supportare il dialogo sociale. È interessante notare come le problematiche legate alla qualità del lavoro nel settore siano non del tutto dissimili all’interno degli Stati membri, così potrebbero essere non dissimili anche le strategie di miglioramento sul punto.

Come nasce l’interesse per un settore così specifico?

La filiera della carne, nella fattispecie della carne suina, in alcune regioni d’Italia è trainante ma assume talvolta profili penalmente rilevanti in relazione alla gestione delle imprese. Concorrenza sleale, evasione fiscale, caporalato, infiltrazioni malavitose fanno scattare accertamenti della Guardia di Finanza e della Procura antimafia. Le cronache ne sono piene.

Quali sono i nodi problematici che affronterete?

Il seminario di martedì passerà in rassegna alcuni temi fondamentali. Le questioni a cui ho appena accennato hanno a che fare con la gestione dei rapporti di lavoro con ogni tipo di conseguenza sul piano giuridico e sociale. Ci occuperemo ad esempio dell’industria di trasformazione della materia prima, sempre più soggetta a esternalizzazioni. Capita di frequente che le agenzie formalmente assegnate ai servizi di logistica e trasporto siano in realtà false cooperative, veri e propri caporalati che forniscono manodopera in barba alle normative. Dietro questi fenomeni c’è una giungla di relazioni contrattuali, talvolta corrette, talaltra no, che è il risultato di una trasformazione rilevante del modo di fare impresa e che ha fortissime implicazioni nelle relazioni contrattuali. La grande catena di appalti sfugge non di rado al controllo del committente e nasconde frodi e disparità di trattamento tra lavoratori. Riassumendo, il primo tema è la trasformazione del mondo produttivo a cui si collega la tenuta delle regole in materia fiscale e di lavoro.

A partire dal seminario di martedì, per proseguire con il lavoro di ricerca dei prossimi due anni, quali saranno i punti di intersezione fra le questione relative alla filiera italiana e il mercato comunitario?

Come dicevo, esistono questioni “territoriali” e “distrettuali” comuni a molti Stati membri dell’Ue e che, oltretutto, riguardano anche altre filiere produttive. La domanda di partenza è: i contratti collettivi possono aiutare il legislatore europeo e dei singoli Governi a esercitare un controllo sul mercato del lavoro? Anche nel Nord Europa l’intermediazione illecita aggira le leggi sul lavoro. A fronte di questo l’Ue ha emanato una direttiva che disciplina la possibilità per le imprese di erogare servizi in un altro Stato membro limitando il rischio di dumping sociale. Questo tuttavia non basta e la Francia, anche per evitare meccanismi di competitività al ribasso, ha ottenuto l’avvio della revisione della normativa troppo spesso bypassata, specie dalle imprese tedesche che si riforniscono di manodopera a basso costo proveniente da Paesi dell’Est europeo.

Possiamo citare alcune delle relazioni in programma?

Le relazioni di martedì pomeriggio, riguardanti i nodi principali della filiera a livello socio-economico e giuridico, saranno tutte affidate a noti ricercatori e accademici, appartenenti a enti di ricerca e università di prestigio. Nell’ordine: 1) L’analisi della filiera suinicola in Italia. Il contributo dell’ISMEA di Linda Fioriti, ricercatrice ISMEA; 2) Frammentazione dell’impresa e tutela del lavoro: la legittimità dei contratti e la responsabilità solidale negli appalti, tenuta da Enrico Gragnoli dell’Università di Parma; 3) Relazioni industriali e filiere produttive nel contesto dell’integrazione europea: ostacolo o risorsa?, di Iacopo Senatori, della Fondazione Marco Biagi, Università di Modena e Reggio Emilia.

 

Immagine in evidenza: HNBS

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