Debito pubblico: che fare? Perché è un problema e scenari per la sua gestione è il titolo scelto per la conferenza che Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici dell’Università del Sacro Cuore, ha tenuto all’Università di Urbino.
Ad introdurre l’ospite, già Commissario straordinario per la Revisione della spesa pubblica nel periodo 2013-2014, è stato il rettore dell’Università di Urbino, Vilberto Stocchi: “Indipendentemente dai vincoli e dalle imposizioni che arrivano dall’Europa, è indubbio che l’Italia deve avviare un percorso virtuoso, in mancanza del quale non potrà che protrarsi, se non aggravarsi, la condizione di fragilità derivante dall’ammontare del debito pubblico. Le indicazioni di Cottarelli – ha proseguito il rettore, anticipando gli elementi salienti della relazione – rappresentano a tal fine un prezioso contributo, imparziale e libero da condizionamenti, per il perseguimento di una via italiana alla crescita, caratterizzata da scelte autonome, coerenti e responsabili, tali da rendere anche il rapporto con l’Europa più legato alle opportunità da cogliere che ai vincoli da rispettare”.
Il debito pubblico italiano
Punto di partenza è stata l’analisi del contesto: “Il debito pubblico italiano – ha spiegato il professor Carlo Cottarelli, che in passato ha lavorato al Fondo Monetario internazionale occupandosi di specifici programmi di sostegno e assistenza alle economie nazionali – è uno dei più alti al mondo tra i Paesi avanzati. Il rapporto fra debito pubblico e Pil è attualmente al 132% e siamo secondi soltanto alla Grecia”. Dunque ben oltre la soglia di allarme individuata dal Fondo Monetario, quella cioè che preoccupa i mercati, fissata all’85%. “Avere un debito pubblico elevato – ha aggiunto Cottarelli – è la condizione necessaria per avere difficoltà di finanziamento”.
L’accento è caduto quindi sui rischi, mutatis mutandis, che il nostro Paese rischia di dover affrontare nel futuro prossimo: “Attualmente – ha spiegato – la BCE sta comprando titoli di Stato italiani, il che vuol dire concedere liquidità alle banche per fare investimenti (che poi non vengono fatti). Ma quanto potrà durare questa situazione? Che cosa accadrà fra due anni, quando alla guida della Banca Centrale Europea non ci sarà più Mario Draghi? Non possiamo cullarci su tassi di in interesse bassi perché non lo resteranno per sempre”.
Il “problema” della crescita
Le difficoltà del rapporto debito/PIL, come è stato più volte sottolineato, si trasferisce inevitabilmente sulla capacità di creare sviluppo. “Un debito pubblico elevato – è la tesi supportata dall’osservazione dei dati – nel medio periodo rallenta la crescita economica di un Paese. Questo lo possiamo riscontrare nei casi della Grecia, dell’Italia e del Giappone”.
Esponendo oltretutto l’economia a tre rischi:
- il rischio di attacchi speculativi;
- il rischio di una crescita economica più bassa nel medio termine;
- la mancata possibilità di spesa in una situazione di crisi economica.
Riduzione del debito: possibili strategie
La questione posta è semplice nella formulazione, difficile da attuarsi: come ridurre il debito?
Trovare una soluzione, ha commentato Carlo Cottarelli “non è facile perché non sono facili le scelte politiche richieste”. Sostanzialmente la ricetta è affidata ad un incipit chiaro per quanto politicamente difficile da perseguire: la riduzione del deficit di bilancio. Il riequilibrio entrate e uscite se “ha un effetto temporaneo sul PIL” dà risultati “permanenti sul debito”.
Nelle mappe che popolano il dibattito e che dovrebbero portare allo stesso risultato (dunque alla crescita), ha evidenziato il professor Cottarelli, esistono altre scorciatoie, come l’abbassamento delle tasse, oppure l’uscita dall’euro, ma la “strada maestra” rimane cristallizzata ancora in una terna:
- occorre semplificare, ridurre il peso della burocrazia;
- velocizzare la giustizia civile,
- ridurre il peso fiscale sul lavoro (tassazione più dannosa e maggiormente percepita dagli italiani rispetto a quella sulla casa e sui consumi), ma in maniera credibile, cioè riducendo prima la spesa.
Il buon padre di famiglia e i palliativi
La strada maestra indicata da Carlo Cottarelli corrisponde alla condotta del buon padre di famiglia, nella fattispecie una famiglia indebitata. Quali sarebbero le controdeduzioni domestiche ad una crisi che morde, aiutata da un pregresso economico non favorevole? Risposta: “Risparmierebbe e userebbe quei risparmi per ridurre il proprio debito”. In termini macroeconomici: “Se, a fronte di una crescita dell’1,5%, la spesa dello Stato non aumentasse, in 3 anni si riuscirebbe a raggiungere l’equilibrio di bilancio. E, una volta raggiunto il pareggio, il debito inizierebbe a scendere innescando un processo virtuoso”.
La medicina alternativa, spesso riproposta per una cura rapida, rappresenta invece un palliativo: “Il taglio delle tasse porta ad una crescita solamente temporanea”.
Il Paese fotografato dai numeri
Rispondendo a due delle tante domande che gli sono state rivolte al termine della conferenza Carlo Cottarelli ha fornito due numeri che definiscono ulteriormente il ritratto del nostro Paese e sono complementari (insieme a tanti altri dati) ad una visione complessiva e realistica. Il primo riferito al cuneo fiscale: le imprese italiane sono tassate per un ammontare di 30 miliardi di euro. Il secondo sul costo dell’evasione fiscale per l’economia: “sono 130 i miliardi che l’Italia perde ogni anno, pari all’8% del PIL”.