Il 25 marzo 2021 l’Italia celebra Dante Alighieri a settecento anni dalla sua scomparsa. In un viaggio che continua ad attraversare le storie degli uomini e i paesaggi straordinariamente complessi e mutanti delle nuove tecnologie, il Poeta della Commedia indubitabilmente conquista generazioni di lettori capaci di riservare alle ragioni della grande letteratura una certa misura di attenzione e sollecitudine.
A loro, l’Università di Urbino dedica la lettura online del canto XXVII dell’Inferno e del canto V del Purgatorio, affidata alla voce dell’attore Filippo Gili.
Ne parliamo – come già lo scorso anno – con Antonio Corsaro, studioso di letteratura medioevale e rinascimentale, titolare della cattedra di Letteratura Italiana presso l’Università di Urbino.

Per partecipare all’evento online attraverso la piattaforma zoom cliccare qui.

 

Il Professor Antonio Corsaro

Professor Corsaro, è stato grande il successo del primo Dantedì italiano e sarà certamente un trionfo anche questa seconda edizione, che cade nel settecentesimo anniversario della morte del Poeta.

L’istituzione ufficiale del Dantedì, che celebra ogni 25 di marzo la figura e l’opera di Dante, ha avuto senz’altro un grande riscontro a ogni livello a partire dalla giornata del 2020. Non c’è da meravigliarsi di questo.

 

Dante non è soltanto un paradigma della storia letteraria italiana. Rappresenta l’unità della nostra lingua ma anche – per una tradizione che risale all’Ottocento – una figura essenziale della cultura nazionale: una sorta di carta di identità dell’Italia, così come la nazione si è formata nei secoli.

 

Senza pensare che la Commedia va ben oltre i confini nazionali, e sta da tempo fra i testi più letti del canone occidentale. Nel 2021 cade il settimo centenario, e anche per questo, malgrado l’emergenza, l’Ateneo di Urbino non ha voluto rinunciare a un evento pubblico.

Come ci si avvicina alla Commedia? È solo materia per studiosi e per studenti?

La risposta non può che essere varia, ma per questa occasione celebrativa mi pare importante dire che l’approccio scientifico a Dante non è l’unico possibile. Faccio ricorso per questo a un dato che la tradizione ci tramanda fin dai primi secoli: quello della lettura pubblica.

 

Noi siamo abituati a una lettura tendenzialmente individuale e tendenzialmente silenziosa, e poi magari alla lettura in classe, ma in antico non era così, Dante veniva letto in pubblico in particolare nelle chiese, a sottolineare il magistero dottrinale del suo messaggio.

 

Questa tradizione, come sappiamo, si è mantenuta fino a oggi anche se oggi ha un carattere più laico, e questo vogliamo riproporre il 25 marzo, col concorso di un noto attore romano, Filippo Gili, che leggerà il canto XXVII dell’Inferno e il canto V del Purgatorio.

Nel canto XXVII dell’Inferno, Dante illumina il Montefeltro anche come luogo geografico, è esatto?

La geografia di Dante è una materia sulla quale vale spendere qualche parola in relazione ai canti che verranno letti da Filippo Gili. La sua geografia regionale è molto dettagliata, ma è anche complessa, a seconda dei contenuti che vuole trasmettere, politici, naturali, narrativi. I protagonisti dei canti XXVII dell’Inferno e V del Purgatorio, Guido e Buonconte di Montefeltro, padre e figlio, sono effettivamente vicini al nostro territorio urbinate.

Chi sono Guido e Buonconte da Montefeltro?

Sono combattenti di parte ghibellina, e nei versi di Dante sono protagonisti di una sorte speculare: Guido, dannato come consigliere fraudolento perché è caduto, sebbene ormai francescano, nel tranello di Bonifacio VIII; Buonconte, il cui cadavere non fu mai trovato a Campaldino, pentito in extremis dei suoi peccati e dunque salvato.

 

La scelta di questi canti non vorrei che fosse vista in chiave “locale”, piuttosto ha rilievo il fatto che il Montefeltro ha il suo posto rilevante nel Poema, anche per quelle che sono le sue ombre, quel contesto di guerra e di violenza che si riflette nel destino dei due personaggi.

 

Questo dittico, unico nella Commedia, affronta in realtà temi decisivi: il tradimento, la gestione interessata della dottrina cristiana da parte della Chiesa, e poi il peccato individuale e la misericordia divina.

Lo scorso anno abbiamo annunciato, per la primavera del 2021, un convegno internazionale su Dante. L’evento è confermato?

Sì, è confermato. L’Università di Urbino, attraverso il Dipartimento di Studi Umanistici, si farà promotrice, nel prossimo aprile 2021, di un convegno internazionale dal titolo: Dante, la Chiesa, l’Impero.

 

Le materie che intendiamo affrontare sono quelle della storia politica, ma anche della storia religiosa dell’epoca di Dante, con la partecipazione di studiosi ed esperti (italiani e stranieri) che ripercorreranno alcuni momenti significativi dei testi danteschi sotto il profilo storico, politico, filologico, figurativo.

 

Con piacere annuncio qui l’adesione al convegno di due istituzioni illustri e benemerite come la Società Dantesca Italiana e l’Accademia della Crusca.

In questo tempo di emergenza, la tecnologia, che sostiene e rende possibili nuove forme di produzione culturale, sembra accelerare un movimento conoscitivo verso Dante e la grande letteratura.

Certo che sì. Questo avviene già col digitale e con la diffusione in rete di materiali e contenuti, e Dante nel corso di queste celebrazioni ne ha beneficiato notevolmente, a livello di informazione ma anche a livello di sistemazione di testi e di contesti critici.

 

Altra cosa è la tendenza a semplificare o attualizzare Dante a ogni costo. Questo a mio parere non è necessario, e finisce per essere improbabile e fittizio, perché il suo magistero non lo richiede e continua a funzionare malgrado le difficoltà di una lingua antica e di argomenti spesso complessi e difficili. Su Dante si può fare ‘intrattenimento’, è vero, ma sempre in una accezione nobile e rispettosa dei testi.

 

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