La prossima iniziativa è per martedì 23 marzo. Online, of course. Ne parleremo tra poco. Intanto diciamo che sotto la “bandiera” FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), gli studenti sono presenti da oltre 120 anni nel contesto dell’associazionismo universitario. A Urbino dagli anni ‘50 del secolo scorso. Carmen Di Donato e Andrea Firma, ricoprono attualmente il ruolo di presidenti del gruppo universitario Uniurb.

Carmen, inizia tu con le presentazioni.

Ho 23 anni e sono una studentessa di Scienze umanistiche, curriculum classico. Vengo da Polla, in provincia di Salerno. Sono al mio secondo anno di mandato.

Andrea…

Io ho 21 anni e studio Scienze della nutrizione. Sono di San Severo, in provincia di Foggia. Primo anno di mandato.

La doppia presidenza è frutto delle battaglie per garantire parità di accesso alle cariche elettive?

In realtà ha origini più antiche. Anche la vicepresidenza, oltretutto, è sia maschile che femminile. Diciamo che si è capita molto bene e in tempi non sospetti l’importanza della complementarietà.

Prima di parlare della prossima iniziativa un cenno alla vostra struttura e qualche informazione più generale per conoscervi…

Essendo una federazione abbiamo una Presidenza nazionale e un Consiglio centrale, al quale partecipano anche gli Incaricati regionali e i Rappresentanti dell’Assemblea federale.

Qual è la vostra attività?

Oltre agli incontri formativi per il gruppo, organizziamo varie tipologie di eventi: seminari politico-sociali con tematiche di attualità; eventi culturali e artistici. Più in generale la FUCI si occupa della crescita della persona, cercando di formare una coscienza critica. Ad esempio, uno dei progetti che ci permette di collaborare con altri gruppi fucini è il Progetto Democrazia. Si è già svolto un seminario, al quale sono intervenuti il professor Marco Cangiotti e il professor Laris Gaiser, che ha aperto interrogativi sulla criticità del concetto di democrazia che oggi circola in Italia e in Europa. Ogni gruppo universitario ha lavorato su un tema specifico e dovrà elaborare (ci siamo quasi) un documento. Alla fine presenteremo il testo completo al Parlamento europeo.

Quali sono le motivazioni all’origine del vostro impegno e che cosa vi ha attratti alla FUCI?

Per me (Carmen, ndr) è stata fondamentale la centralità della relazione. Ho visto all’interno di questo gruppo un grande desiderio di custodia dell’altro. Questo mi ha colpita e interrogata. Un altro aspetto affascinante è poi l’attenzione alla formazione e alla crescita della persona, non solo dal punto di vista spirituale. Per crescita si intende infatti anche l’educazione a una coscienza critica, alla responsabilità.

Personalmente (Andrea, ndr) mi attrae il modo in cui si vivono la fiducia e l’amicizia nel gruppo, l’attenzione ai dettagli. La cura verso l’altro permette inoltre di creare legami profondi.

Nel nostro Paese la FUCI ha inciso in tanti processi storici. Qual è il vostro rapporto con questa eredità?

Fa parte della nostra identità, è ciò che ci ha costruiti negli anni. Guardiamo al passato con orgoglio e questo lo avvertiamo soprattutto negli eventi nazionali della FUCI. Il senso di appartenenza a una grande famiglia è forte. Capiamo la bellezza di ciò che è stato e di ciò che siamo chiamati ad essere.

Parliamo dell’incontro di martedì. Titolo “I confini” della rotta balcanica.

Il tema è di grande attualità. Abbiamo sentito il bisogno di dar vita a un’iniziativa che affrontasse la questione migranti e contribuisse ad averne maggiore consapevolezza. Il Covid rischia di aggiungere all’indifferenza delle istituzioni europee un sentimento di paura, aggravando, senza peraltro dare soluzioni, situazioni di profondo disagio. Per questo abbiamo invitato a intervenire l’eurodeputato Pietro Bartolo, che da sempre vive un’esperienza diretta dei flussi migratori e il professor Laris Gaiser, esperto del quadro geopolitico paneuropeo.

Come vivete il vostro impegno associativo in mezzo alla pandemia?

Indubbiamente la situazione che stiamo vivendo pone grandissimi ostacoli. Ciononostante cerchiamo di fare del nostro meglio. Non sarà il massimo, ma è il meglio… Avremmo potuto arrenderci, mettere pausa, invece abbiamo cercato di usare tutti gli strumenti possibili per evitare che le relazioni si sgretolassero.

Ci sono figure per voi particolarmente significative della storia e dei nostri tempi?

Pier Giorgio Frassati è certamente colui che ci dà lo stile. Il suo motto è “verso l’alto”, che esprime il desiderio di aspirare a cose grandi, di non accontentarsi mai: nello studio, nell’amicizia, nella vita… Nel presente Carlo Acutis è senz’altro un’altra testimonianza molto importante che la Chiesa ci ha appena consegnato.

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