Cittadino di Urbino dà compimento al ciclo di letture che il progetto internazionale Urbinate per sempre. Architetture della luce e dello spirito – ideato e coordinato da Tiziana Mattioli, docente di Letteratura italiana dell’Università di Urbino, e promosso dal Prorettorato allo Sviluppo di Partenariati Strategici Nazionali e Internazionali – ha dedicato agli scritti di Carlo Bo, nel ventennale della scomparsa.
Il discorso, pronunciato il 26 aprile 1959 nella Sala del Trono del Palazzo Ducale in risposta all’attribuzione della cittadinanza onoraria e pubblicato dall’Amministrazione comunale di Urbino nel volume Una cerimonia democratica. Il conferimento della cittadinanza onoraria a Carlo Bo, Rettore Magnifico dell’Università, è oggi interpretato da Giorgio Calcagnini, Rettore Magnifico dell’Università di Urbino.

 

 

Il Rettore Giorgio Calcagnini

Rettore, abbiamo attraversato il 2021 con Carlo Bo. Alla fine di questo viaggio quali impressioni sente di poter condividere?

Arrivati alla fine del percorso possiamo, con soddisfazione, dire che abbiamo cercato di onorare e raccontare la figura altissima di Carlo Bo con progetti di valore che i numeri e i commenti hanno certamente premiato e che, soprattutto, devono la propria forza alla tenacia della nostra dedizione e alla passione con la quale abbiamo colmato di senso questo lungo e affettuosissimo ricordo.

 

A partire dal progetto Urbinate per sempre. Architetture della luce e dello spirito, curato da Tiziana Mattioli e promosso nell’ambito del Prorettorato allo Sviluppo di Partenariati Strategici Nazionali e Internazionali, fino alla mostra Carlo Bo. Gli anni dal 1911 al 1951. La letteratura, le città, la vita – preceduta a Palazzo Passionei dall’esposizione Carlo Bo, il Palazzo Ducale. Parole e immagini nelle stanze che la città di origine del Magnifico, Sestri Levante, ha poi ospitato sul finire dell’estate – tutte le iniziative che abbiamo messo in campo avevano non solo un comune intento commemorativo e celebrativo, ma più propriamente di studio. Avevano, e continueranno ad avere, l’obiettivo di rappresentare e rendere accessibile una parte dell’enorme capitale di testimonianze dell’opera e della spiritualità del nostro grande Maestro.

 

Come Ateneo e come “cittadini di Urbino” abbiamo nei confronti di Carlo Bo un debito di riconoscenza che probabilmente mai potremo colmare, e che deve incoraggiarci a conoscere l’uomo e i suoi scritti e ad accogliere l’eredità del suo messaggio come comunità universitaria e come singoli individui.

La percezione complessiva è di aver incontrato Carlo Bo e di aver conosciuto i modi del suo pensare e del suo stare al mondo, non crede?

Sì, forse per la prima volta abbiamo fatto un passo verso l’uomo a cui Urbino e la sua Università devono tutto. Ci siamo finalmente avvicinati a lui e ne abbiamo ascoltato la voce senza il timore di non comprenderla appieno perché troppo alta, distante, o inafferrabile.

 

In effetti, è questa l’opinione di molti che hanno seguito le iniziative organizzate nell’anno. Queste persone hanno riferito – anche con una certa sorpresa – di aver superato l’ostacolo della distanza cronologica o culturale – o del pregiudizio di questa distanza – e di aver incontrato e conosciuto Carlo Bo, in una sua verità e umanità inattese.

 

Com’è ovvio, abbiamo accolto questi feedback con grande soddisfazione, soprattutto quando a sottolineare il valore dell’operazione sono stati i giovani del nostro Ateneo per i quali Carlo Bo era solo un nome, nel nome dell’Università.

La visita della Presidente Casellati alla mostra Carlo Bo. Gli anni dal 1911 al 1951. La letteratura, le città, la vita ha coronato magnificamente la commemorazione del Senatore sestrese voluta da Uniurb.

La visita della Presidente Casellati alla nostra mostra testimonia che l’opera e la vita di Carlo Bo, per le qualità etiche e civili che ne sono il segno, sono tuttora vive per forza e presenza, e rappresentano una speranza per tutti noi, soprattutto nel tempo complesso che stiamo vivendo.
Senz’altro, la Senatrice ha colto il significato di questa occasione, e ha voluto dare un segnale importante ai giovani della nostra Università per immaginare il loro futuro e anche quello del Paese.

 

Non a caso, l’impegno civile di Bo nei riguardi di una società che era rinata dopo gli orrori della guerra è stato riconosciuto, nel 1984, dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini con la nomina a Senatore a Vita e, più in generale, l’itinerario umano e intellettuale da lui tracciato rappresenta certamente l’idea di cultura che tante volte il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha indicato come il solo farmaco contro l’oscurantismo e l’intolleranza.

 

Tra l’altro, mi ha piacevolmente sorpreso il tempo, anche lungo, che la Presidente Casellati ha voluto riservare alla scrittura della dedica su una pubblicazione del Senato della Repubblica del 1991 che raccoglie i Discorsi di Giovanni Spadolini, Nicola Mancino e Gabriele De Rosa per gli ottant’anni di Bo. Una circostanza che rivela, senza dubbio, la volontà di lasciare un segno tangibile del suo passaggio nel Palazzo della Fondazione Carlo e Marise Bo e dell’attenzione nei riguardi del patrimonio di memorie che in quella sede ha attraversato.

Mai come nell’ultimo anno si è colto lo slancio comune con cui l’Ateneo e la Fondazione Carlo e Marise Bo hanno dialogato e condiviso le prospettive delle celebrazioni per il Magnifico!

Sì, è stato un grande lavoro di squadra che nel 2021 abbiamo inaugurato e sperimentato e al quale daremo certamente seguito nel tempo del mio mandato. La Fondazione Carlo e Marise Bo, del resto, ha dimostrato una grandissima vitalità non solo rispetto alle iniziative, ma anche rispetto alle acquisizioni di archivi e fondi librari.

 

Di fatto, si tratta di un’Istituzione che, per qualità e quantità sia del proprio patrimonio, sia dei progetti scientifici e di carattere divulgativo che sviluppa, credo si ponga in una posizione di equivalenza rispetto ad altri importanti archivi del Paese. Inoltre, ha l’Europa nel proprio DNA e ci auguriamo che l’Unione Europea possa riconoscere il contributo importante che la Fondazione porta alla cultura della Comunità sostenendone le iniziative.

Ha letto il testo di Bo che conclude il ciclo di letture del progetto Urbinate per sempre. Anche lei è Cittadino di Urbino “per consuetudine del cuore”?

Sono cittadino di Urbino “per consuetudine del cuore” certamente, ma soprattutto perché sono nato e vissuto in questo luogo straordinario fino agli anni dell’Università, quando mi sono trasferito ad Ancona per seguire le lezioni del corso di laurea in Economia e Commercio, in quella che un tempo era la sede distaccata del nostro Ateneo.

 

Mi rendo conto di aver avuto la fortuna di appartenere per nascita ad uno spazio privilegiato che esiste nel cuore dell’Italia e che stringe la città e l’Università in una realtà inscindibile, e per questo unica, nella quale, tra l’altro, la popolazione studentesca supera di gran lunga la popolazione civile, perché qui i giovani vengono a formarsi e a costruire il proprio futuro.

 

E quando mi capita di parlare con le ragazze e i ragazzi del nostro Ateneo, mi colpisce il senso di appartenenza all’Università e alla città che sempre attraversa le riflessioni che fanno. Sono “Cittadini di Urbino” anche loro e a loro, sulla scia dell’insegnamento di Bo, non posso che “promettere di fare tutto il possibile non solo per difendere l’Università ma anche per potenziarla, per renderla sempre più agile, viva, attuale”.

 

Care studentesse, cari studenti, porgo a voi e alle vostre famiglie i miei più sinceri auguri di buon Natale e felice anno nuovo!

 

 

 

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