A luglio si è laureata in Informazione, Media, Pubblicità. Un percorso racchiuso in una parola: entusiasmante. Virginia Benedetti ci ha raccontato i suoi tre anni alla Carlo Bo.
Come hai scelto il corso?
All’inizio ero indecisa, ho confrontato l’offerta formativa di diversi atenei, alla fine ho scelto la Carlo Bo e mi sono trovata molto bene.
Che cosa ti è piaciuto?
Il fatto che sia un corso che ti consente di capire e riflettere in modo critico su questioni di grande attualità, il fatto che sia ben organizzato: il primo anno ti viene fornita una panoramica teorica prevalentemente sociologica che, nel secondo e terzo anno, si integra con studi di comunicazione. Quest’ultimo è un punto di osservazione molto importante sulla contemporaneità, capace di far comprendere la relazione, mediata dai mezzi di comunicazione, che esiste fra società e individuo.
Qual è l’argomento della tua tesi di laurea?
La mercificazione delle relazioni ad opera del capitalismo. Le emozioni, anche se vengono spesso considerate la parte autentica e incontaminata dell’individuo, sono fattori fisiologici e sensoriali resi significativi e denominati dal sistema culturale che, dunque, li regolamenta.
Con la mia tesi ho cercato di capire come il capitalismo, che è in primis un sistema economico, sia diventato un sistema culturale e come questa evoluzione abbia cambiato la cultura emozionale e la regolamentazione delle emozioni degli individui. Mi sono chiesta in particolare quali emozioni vengono delegittimate e scoraggiate in una società che riconosce come valore assoluto l’efficacia.
Da quali studi superiori provieni?
Liceo scientifico, anche se ho sempre preferito le materie umanistiche.
In questi anni c’è qualcosa di nuovo che è entrato nel tuo sguardo?
Questo corso mi ha fatto capire quanto la cultura incida nelle strutture sociali e nelle scelte individuali. Prima pensavo che molte decisioni fossero prettamente personali o, addirittura, “naturali”. Ho scoperto che in realtà sono orientate da un background culturale. Ho imparato quindi a relativizzare il grado di autonomia che abbiamo in ciò che facciamo e, soprattutto, ho preso consapevolezza di quanto la mia percezione della realtà e i miei valori di riferimento siano il prodotto della socializzazione di una cultura. Questo mi ha portata a essere molto più aperta e accogliente nei confronti di ciò che sento meno vicino o affine alla mia realtà.
Ci sono insegnamenti che più di altri hanno lasciato traccia nella tua vita?
Sociologia della comunicazione e Sociologia della cultura mi hanno lasciato tanto. Il primo affronta lo sviluppo delle teorie comunicative. Ho trovato interessantissimo capire come si è evoluta l’interpretazione degli effetti dell’esposizione ai mezzi di comunicazione sugli individui. Le teorie comunicative infatti vanno contestualizzate nel periodo storico in cui si sviluppano ed è molto interessante osservarne l’evoluzione. Ad esempio, se nei totalitarismi i mass media venivano utilizzati per persuadere il popolo ai valori di regime e considerati “strumento del male”, oggi le trasformazioni del panorama mediatico, che hanno portato all’accostamento tra media mainstream e mezzi di comunicazione dalla fruizione personalizzata, e addirittura alla figura del prosumer (pubblico consumatore di contenuti, ma anche produttore), vengono indagati soprattutto per le loro grandi potenzialità. Il secondo insegnamento, Sociologia della cultura, si occupa invece della formazione dell’identità all’interno del gruppo sociale, delle dinamiche di integrazione interculturale e in generale della relazione tra individuo, strutture sociali e schemi culturali. Devo dire che il mio interesse è sempre stato per la ricerca sociologica.
Qual è il lavoro dei tuoi sogni?
Il mio desiderio è fare ricerca, ma non so ancora in quale ambito, se universitario oppure aziendale. Sicuramente non voglio rinunciare a un’attività lavorativa che ogni giorno mi richieda momenti di riflessione critica e attiva.
Come utilizzi il tuo tempo libero?
Lo dedico alla lettura di romanzi e saggi e faccio tanta palestra. Soprattutto dedico tempo alle relazioni personali, alle amicizie.
Se dovessi indicare una caratteristica peculiare del corso che cosa diresti?
La dinamicità. Si fanno molte attività esterne e c’è la possibilità di partecipare a stage e tirocini. Ad esempio, abbiamo fatto una sacco di lavori di gruppo. Il terzo anno ho frequentato un laboratorio nel quale ci veniva chiesto di sviluppare la campagna di lancio di un prodotto sul mercato. Ci siamo occupati prima della fase di ricerca e poi della fase di ideazione e produzione strategica ed è stato molto interessante. Sempre nel corso del terzo anno ho partecipato a un laboratorio di linguaggi audiovisivi che ci ha visti impegnati come autori, attori e registi di un cortometraggio. E non è finita: posso citare il Premio Marketing SIM, per il quale dovevamo sviluppare un piano marketing per il Frecciarossa. Una squadra composta da studenti del mio corso ha raggiunto un buon posizionamento a livello nazionale, sfiorando la possibilità l’obiettivo di uno stage presso Trenitalia.
Come è stato il rapporto con i professori?
Molto buono. Sono disponibili al confronto, anche su ciò che non è materia di insegnamento.
Con i colleghi come è andata?
Bene. Ho trovato un ambiente variopinto, ricco e collaborativo, fatto di persone provenienti da diversi percorsi formativi e con prospettive future differenti. La triennale infatti apre tantissime porte in settori occupazionali molto diversi tra loro.
Conquiste personali in questi tre anni?
Sono cresciuta, tanto. Questo corso si è rivelato molto affine ai miei interessi personali e quindi l’impegno e il coinvolgimento al quale mi ha portato mi ha dato soddisfazioni che poi si sono tradotte in maggiore autostima.
Consigli da dare ai futuri iscritti?
Cogliere tutte le opportunità che il corso offre, curriculari ed extracurriculari. L’intraprendenza in questo settore è fondamentale, bisogna sapersi buttare, non aver mai timore di dire la propria opinione durante le lezioni, cercare il confronto con i prof e con i compagni di corso. L’ambiente è veramente aperto e accogliente e confrontarsi diventa un modo per formarsi ulteriormente.