Il team “Pharmaflash” 2° in classifica

 

Impresa in Aula è il contest nato su iniziativa della Regione Marche nell’ambito del progetto europeo Interreg Europe IEER – Boosting innovative Entrepreneurial Ecosystem in Regions for young entrepreneurs. Più che una competizione è un percorso di educazione all’imprenditorialità che coinvolge i quattro Atenei regionali, e ha l’obiettivo di valorizzare le migliori idee di business proposte da studentesse e studenti universitari. Dell’evento avevamo parlato qualche tempo fa, quando si chiamava Aula Emprende.

Quest’anno diamo la parola ai giovani di Uniurb che hanno conquistato posizioni di rilievo nella classifica finale. Avremmo voluto sentirli tutti, ma per ragioni di opportunità diamo voce ai rappresentanti dei diversi gruppi di lavoro e ai docenti che li hanno guidati nel percorso di sviluppo dei progetti, grazie anche all’attività di coordinamento della Dottoressa Elisa Carloni.

 

Posizione in classifica: 2°.
Progetto: Pharmaflash è un software che ottimizza il servizio offerto dalle farmacie ospedaliere attraverso lo scambio e il prestito di farmaci tra presidi.
Insegnamento: Analisi dei medicinali. Docente: Simone Lucarini.
Team: Alessandra Galiffi, Maria Chiara Liberi, Arianna Crostella, Rachele Biagi, Rabab Bamaarouf, Alessia Giordani, Claudia Lazzarini, Duyen Polidori.

 

Professor Lucarini, le allieve della Scuola di Farmacia hanno guadagnato un ottimo secondo posto nella competizione e cos’altro?

Le studentesse del gruppo Pharmaflash, da me seguite in questo percorso, sono state bravissime e hanno vinto meritatamente due premi significativi. Il primo è la partecipazione all’evento Innovation Coffee organizzato da Intesa San Paolo presso l’Innovation Center di Torino. Il secondo: tre mesi di co-working desk presso BP Cube, un incubatore con sede a Pesaro, dove le ragazze avranno l’opportunità di sviluppare la loro idea e auspicabilmente trasformarla in impresa. Non solo questo, anche il percorso di Impresa in Aula è stato molto importante e formativo.

 

Le studentesse, infatti, durante il semestre hanno risolto problemi legati all’idea mediante degli approcci problem solving e design thinking, hanno imparato a lavorare in gruppo e a confrontarsi con alcuni professionisti dei settori coinvolti.
Concludo con un invito ai colleghi a partecipare a questo stimolante progetto, concepito dall’Ateneo anche nell’ottica di adottare una didattica innovativa, che costituisce un valido strumento per conoscere maggiormente gli studenti e contribuire a fare emergere le loro potenzialità, sia personali che imprenditoriali.

Alessandra Galiffi

Alessandra, perché tu e il tuo team avete deciso di partecipare al progetto?

Io e le mie compagne di corso abbiamo partecipato al contest per il desiderio di metterci in gioco e anche di saperne di più sulla creazione di imprese. Durante lo sviluppo del progetto abbiamo capito che una buona idea di business sicuramente indica la direzione giusta da seguire ma non basta, perché la vera sfida sta nel superare gli ostacoli burocratici durante tutto il percorso. Nello stadio iniziale di ricerca e documentazione abbiamo avuto il piacere di parlare con esperti del settore che, oltre ad aver suscitato in noi grande interesse verso la tematica, ci hanno fornito informazioni importanti con cui costruire le fasi successive.

 

In generale, tutta l’esperienza è stata fondamentale da un punto di vista formativo. La presentazione conclusiva è stata un’ulteriore occasione per metterci alla prova: nonostante l’emozione del momento siamo riuscite ad esporre brillantemente il nostro progetto di fronte al pubblico e alla commissione di valutazione. Naturalmente quando è stato annunciato il nostro secondo posto in classifica non potevamo che esserne felici, soprattutto perché gli specialisti del settore hanno evidenziato l’utilità del software che abbiamo progettato. La nostra avventura quindi continua e grazie a BP Cube, che nei prossimi mesi ci ospiterà, proveremo a trasformare la nostra idea in una piccola impresa.

 

Posizione in classifica: 5°.
Progetto: Jarvis è una tecnologia innovativa che aumenta l’autonomia della batteria dell’auto elettrica.
Insegnamento: Economia Aziendale e Ragioneria 2. Docente: Francesca Maria Cesaroni.
Team: Leonardo Bedosti, Lorenzo Barbieri, Filippo Casadei, Simone Marcolini, Gabriele Damiani, Alessandro Taboni.

 

Professoressa Cesaroni, Impresa in Aula è un’iniziativa che coordina per Uniurb da diversi anni in cui crede molto, perché?

Sin dall’inizio ho creduto fortemente in Impresa in Aula e mi sono impegnata per coinvolgere il più possibile docenti e studenti afferenti a diversi corsi di studio e diverse aree disciplinari dell’Ateneo. Alcuni anni fa l’Unione Europea ha incluso lo spirito di iniziativa e l’imprenditorialità nella lista delle competenze chiave di cui ogni persona, indipendentemente dall’attività a cui si dedica, dovrebbe disporre per poter essere un cittadino consapevole, capace di realizzarsi e di integrarsi al meglio nella società.

 

E io sono profondamente convinta che questo valga in particolare per l’imprenditorialità, che è una competenza trasversale, certamente indispensabile per chi sta pensando di avviare un’impresa, ma necessaria e importante per tutti. Perché avere spirito imprenditoriale significa essere capaci di porsi degli obiettivi e trovare la strada giusta per raggiungerli. Significa sapersi confrontare con l’incertezza, saper affrontare dei rischi, riuscire a cogliere le opportunità offerte dal contesto e anche essere capaci di imparare dagli errori commessi, senza lasciarsi demoralizzare ma, al contrario, facendo tesoro di ciò che gli insuccessi possono insegnarci.

Leonardo

Leonardo Bedosti

Leonardo, è possibile imparare a fare Impresa in Aula?

A quanto pare sì! Il contest è stato una grande opportunità formativa. L’universo del business mi ha sempre affascinato. Ero piccolo quando ho cominciato a immaginare prodotti da costruire e vendere. Negli anni del liceo scientifico ho messo insieme il modello ingegneristico di Jarvis che poi ho tenuto in un cassetto. Un’idea diversa dalle altre in cui ho creduto subito. Così, in occasione del contest l’ho presentata ai compagni del team, è piaciuta anche a loro e siamo partiti. Questa esperienza ci ha sicuramente insegnato a pensare fuori dalle nostre comfort zone e ci ha dato un’idea di cosa significhi lavorare in team.

 

Soprattutto, abbiamo imparato a guardare la stessa idea dalla prospettiva dell’altro. Abbiamo provato a ragionare su cosa non funzionasse e a risolvere i problemi insieme. Insomma, è stata un’esperienza formidabile che ci ha fatto crescere un po’ di più e ci ha fatto conquistare il quinto posto della classifica. Un ottimo risultato che ci darà la possibilità di usare il premio e di provare a concretizzare il progetto anche grazie alla consulenza di BP Cube. Del resto, mi sono iscritto al corso di laurea in Economia e Management per diventare imprenditore e, chissà, magari l’idea di business che mi porterà a realizzare il sogno sarà proprio Jarvis!

 

Progetto: PortaMe è un servizio di trasporto privato che consente il trasferimento della persona impossibilitata a guidare e del suo veicolo.
Insegnamento: Economia Aziendale. Docente: Annalisa Sentuti.
Team: Edoardo Durazzi, Lucia Vanni, Lucia Carletti.

 

Professoressa Sentuti, la partecipazione al contest quale contributo ha portato alla didattica tradizionale?

Un contributo straordinario, direi. Impresa in Aula è una modalità didattica innovativa, con cui proponiamo a studenti e studentesse un percorso di apprendimento sfidante e avvincente. Tale percorso consente loro di sperimentare cosa significa lavorare in squadra, approcciare un problema e cercare, insieme, di risolverlo. La partecipazione favorisce, inoltre, lo sviluppo della creatività, stimola la capacità di comunicare in modo convincente e di gestire tempo ed energie considerando le diverse priorità. Il contest, infine, innesca un pizzico di sana competizione. Proprio in tal senso, il percorso promuove l’attitudine e le capacità imprenditoriali di studentesse e studenti, spesso facendo scoprire loro potenzialità personali di cui non erano pienamente consapevoli.

 

Allo stesso tempo, sono convinta che ogni processo di apprendimento sia sempre bidirezionale e questo vale a maggior ragione per Impresa in Aula. Noi docenti impariamo a sviluppare nuove modalità di insegnamento, a conoscere la nostra aula al di fuori delle tradizionali dinamiche della didattica frontale e, soprattutto, abbiamo l’opportunità di osservare la realtà ponendoci nella prospettiva degli studenti e delle studentesse, con cui abbiamo il privilegio e la responsabilità di interagire. E questo innesca un circolo virtuoso nella didattica, che va a beneficio di tutti: docenti e discenti.

Edoardo Durazzi

Edoardo, se dico imprenditorialità?

Se dici imprenditorialità penso al mio futuro. Da sempre immagino di poter avviare e guidare un’impresa. Tra qualche anno mi piacerebbe diventare il capo di me stesso! Quindi questo contest ha dato una spinta in più alla mia aspirazione professionale in quella direzione. Ho fatto squadra con Lucia e Lucia, che sono compagne di corso e anche amiche. Insieme abbiamo deciso di provare a fare questa esperienza consapevoli che il carico di studio sarebbe aumentato, ma non ci siamo scoraggiati. Abbiamo portato avanti il progetto fino alla fine del contest e siamo anche riusciti a dare tutti gli esami programmati nella sessione.

 

Durante questo semestre abbiamo seguito, oltre al corso di Economia Aziendale tenuto dalla Professoressa Sentuti, materie incentrate sul tema dell’economia, quindi durante i diversi step del lavoro abbiamo avuto la possibilità di provare ad applicare e a mettere a frutto la teoria che studiamo a lezione e attraverso i manuali. È stato interessante pensare da imprenditori, durante tutto il processo di sviluppo dell’idea. Soprattutto nella fase di indagine del mercato, attraverso le interviste ai diversi target, il fatto di sentire che l’approvazione, il consenso fosse unanime e trasversale ci ha davvero entusiasmato tantissimo. In quel momento abbiamo capito che certe idee possono davvero trasformarsi in realtà.

 

 

 

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