La matematica non è un’opinione. Ecco un evergreen delle frasi fatte. Ma bisognerebbe dire, magari una tantum, che nemmeno l’opinione (quella che si ha comunemente intorno alla materia) è la matematica. Non è la matematica che nulla ha a che fare con la realtà. Non è la matematica quella disciplina che talvolta si deposita negativamente nella memoria degli ex studenti, la ‘bestia nera’ dei maturandi. Ma allora cos’è che può essere definito matematica? Indubbiamente ciò che ha a che fare con i numeri, dalla tabellina alle formule complesse, come possono esserlo le equazioni di Maxwell. Eppure ci sono pochi dubbi che il perimetro entro cui circoscriverla sia immensamente più ampio. A ridisegnarlo con molta originalità è la decima edizione del ciclo di conferenze “Matematica e” (leggi qui programma e materiale)  organizzato dalla Scuola di Economia dell’Università di Urbino, in collaborazione con il centro PRISTEM di Milano. Per saperne di più abbiamo intervistato il professor Gian Italo Bischi, ordinario di Metodi Matematici dell’Economia e responsabile del progetto.

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Di cosa si tratta e perché è davvero interessante?

“Matematica e…” è un seminario rivolto agli studenti delle ultime classi delle scuole superiori. Se la matematica solitamente viene insegnata come una materia scollegata dalla storia, dalla letteratura e dalle altre discipline, soprattutto umanistiche, attraverso una serie di incontri noi proviamo a dire che non è così. L’iniziativa è nata pensando alla necessità dei maturandi di elaborare, alla fine del loro percorso scolastico, una tesina interdisciplinare. Spesso la difficoltà è proprio quella di trovare intersezioni fra questa disciplina e  il resto dei programmi didattici. Noi cerchiamo di fornire connessioni attraverso una serie di sei appuntamenti cominciata lo scorso 6 novembre e che proseguirà fino al 12 febbraio. Il prossimo incontro, venerdì 18, alle ore 15 (Palazzo Battiferri), lo terrà il professor Lorenzo Peccati dell’Università Bocconi di Milano. Tema: “Matematica e Diritto, Economia e Scienze Sociali”.

Può darci un’anticipazione?

Si parlerà di modelli e metodi matematici utilizzati come ausilio nelle decisioni, dal campo giuridico a quello economico. Spesso questi stessi modelli hanno a che fare con la ricerca dei massimi e dei minimi. In generale è più facile capire il nesso pensando alla matematica non solo come scienza dei numeri, ma come metodo ipotetico-deduttivo di strutturare i ragionamenti, secondo quanto ci ha tramandato la filosofia dell’antica Grecia.

Qual è il luogo più imprevisto dove troviamo la matematica?

Nel percorso offerto dal ciclo di conferenze di quest’anno forse è la letteratura. Di questo mi sono occupato nella seconda lezione, basata su un volume che quest’anno abbiamo fornito agli studenti come strumento di supporto.

Il caso più eclatante?

Gli studenti si sono sorpresi nel constatare quanta matematica c’è in Dante, un autore generoso di metafore e analogie prese a prestito da questa disciplina, soprattutto dalla geometria e dalla logica.

Quando e perché la matematica si è isolata dagli studi umanistici?

Sul finire dell’Ottocento, con la crescente specializzazione delle varie discipline. In Italia il divario si allarga maggiormente a partire dalla Riforma Gentile, dove si è stabilito che la vera cultura è quella letteraria e che la matematica è semplicemente una tecnica.

Nel 2012 i dati raccolti dal programma PISA-OCSE hanno portato alla luce un dato importante: nonostante i miglioramenti degli ultimi anni gli adolescenti italiani sono al 32° posto quanto a competenze matematiche. Quali effetti può avere tale carenza?

Può avere effetti sullo sviluppo: la matematica è alla base di tutte le società avanzate. Lo smartphone che usiamo tutti i giorni è un concentrato di formule. Restare indietro significa rinunciare all’innovazione.

Oltre allo smartphone dove la disciplina diventa incidentale con la vita quotidiana?

Tra gli incontri passati uno lo abbiamo dedicato al rapporto tra matematica e gioco d’azzardo. Il professor Giorgio Dendi ha spiegato agli studenti come i numeri siano il più formidabile antidoto alla dipendenza dal lotto e dalle slot machine. La prima slide si intitolava non a caso “Scommettiamo che perdo?”.

Fact checking: riesce a smontare o a confermare la convinzione secondo cui il matematico è una sorta di anacoreta, quindi distante dal mondo?

Angelo Guerraggio, che il 12 febbraio si occuperà di “Matematica e storia: i matematici di fronte alle guerre” racconterà proprio come i matematici, in particolare nel corso della Prima Guerra Mondiale, si siano schierati, abbiamo partecipato attivamente alla vita politica e sociale del nostro Paese.

Le ‘conquiste’ matematiche sono invenzioni o scoperte?

A mio avviso sono invenzioni. Prima di scoprire un pianeta questo esiste, indipendentemente da noi. Quando invece approdiamo a un teorema di matematica aggiungiamo qualcosa di nuovo. L’importante è che ci sia coerenza all’interno del sistema che abbiamo inventato.

Sì può sperare che il gap tra studenti e matematica venga compensato?

Rispondo con un numero: la prima edizione del nostro ciclo di conferenze, 10 anni fa, ebbe 40 iscritti. Quest’anno siamo a 160. Sono fiducioso, anche perché di recente sono state tantissime le pubblicazioni divulgative che possono avvicinare i più giovani. Mi riferisco anche ai volumi che affrontano un argomento impensabile fino a poco tempo fa, ossia la storia della matematica.

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