Matematica e…, il ciclo di lezioni organizzato dal Dipartimento di Economia, Società, Politica (DESP) dell’Università di Urbino in collaborazione con il Centro Pristem dell’Università Bocconi Milano, inaugura il 2018 con un nuovo incontro. Matematica e pittura: algebre e geometrie della bellezza. Abbiamo chiesto a Gian Italo Bischi, docente di Metodi Matematici dell’economia di raccontarci la XII edizione.
Professore, da dove possiamo partire?
Dai numeri ovviamente. Dodici anni fa, quando è nata questa iniziativa, gli iscritti erano 40. Poi siamo passati a 80, poi 100. Per qualche anno ci siamo assestati fra 150 e 200 iscritti. Negli ultimi due anni abbiamo raggiunto quota 300. I collegamenti non convenzionali tra matematica e altre discipline riscuotono grande successo!
Qual è il tema meno convenzionale che tratterete o avete trattato quest’anno?
Probabilmente il rapporto tra matematica e cartoni animati. Gian Marco Tedesco, fisico di formazione che nella vita si occupa di computer graphics per il cinema, ci ha spiegato come i metodi numerici, le equazioni differenziali e i frattali permettano di ottenere affascinanti figure e al tempo stesso oggetti matematici gradevoli all’occhio e dotati di movimento.
Matematica e pittura dove e come si incontrano?
Se ne occuperà la professoressa Silvia Benvenuti, che non ha voluto svelarci i contenuti della sua lezione del 12 gennaio. La presentazione che ci ha fornito per il portale di Ateneo è affidata a questa frase, di cui (googlare non vale! ndr) non ci ha neppure rivelato l’autore: “Devi, soprattutto da giovane, usare la geometria come guida alla simmetria nella composizione delle tue opere. So che i pittori più o meno romantici sostengono che queste impalcature matematiche uccidono l’ispirazione dell’artista, dandogli troppo su cui pensare e riflettere. Non esitare un attimo a rispondere loro prontamente che, al contrario, è proprio per non aver da pensare e riflettere su certe cose, che tu le usi”. Sarà molto interessante capirne di più. So che i protagonisti della lezione saranno pittori come Salvador Dalì, Jackson Pollock, Maurits Cornelis Escher, ma non posso dire altro.
L’effetto sorpresa sembra essere l’elemento strutturale di tutto il ciclo.
Esatto, gli abbinamenti sono sempre poco convenzionali, talvolta riescono a suscitare stupore. È un modo per mostrare come la matematica abbia addentellati in ambiti che appaiono lontani mille miglia.
Chi sono i destinatari di questo “messaggio”?
I nostri incontri sono aperti a tutti, ma ci rivolgiamo soprattutto agli studenti delle quarte e quinte superiori che partecipando ottengono crediti utili per l’esame di maturità. La nostra è un’attività che si inserisce nel Public Engagement, cioè tra le iniziative che rientrano nella Terza Missione. Il dialogo che abbiamo stabilito con il mondo della scuola (gli insegnanti delle superiori collaborano con i docenti universitari all’organizzazione) è molto importante. Prima di tutto parlare di Matematica e… significa parlare di orientamento, aiutiamo i ragazzi nelle scelte future. In secondo luogo significa trasferire conoscenze ed esperienze al territorio e integrare i sistemi formativi tradizionali.
Secondo l’ultimo rapporto OCSE gli studenti universitari italiani si collocano ai piano bassi della classifica sulle competenze matematiche: l’Italia è al 26° posto su 29 Paesi. Perché questo cattivo rapporto con i numeri?
C’è una radice profonda, che forse risale alla Riforma Gentile, del 1923: da questo momento in poi i programmi scolastici hanno privilegiato le discipline umanistiche. Le riforme successive non sono riuscite a migliorare la situazione. I metodi di insegnamento non hanno mai conosciuto un vero rinnovamento ed è rimasta esclusa dalle aule tutta la matematica del Novecento. Un altro errore che io ritengo essere all’origine di questa disaffezione è la separazione operata tra la matematica e le altre discipline. L’assenza di interdisciplinarità e collegamenti con la realtà ha finito per derubare la matematica del fascino che invece le è proprio. La matematica è storia, letteratura, musica, non possiamo insegnarla come qualcosa a sé stante.
Le lezioni di Matematica e… rappresentano un’eccezione?
I nostri iscritti, rispetto ai dati OCSE, sono in controtendenza: hanno qualcosa che si chiama passione. Tra l’altro non provengono soltanto da licei scientifici. Abbiamo molti ragazzi dai classici, dagli istituti d’arte, dagli istituti commerciali. Va precisato che le nostre lezioni non sono obbligatorie, si paga una piccola quota di iscrizione e si svolgono il venerdì pomeriggio, dopo che i ragazzi hanno già frequentato cinque o sei ore di lezione. Il nostro focus è sulla cultura matematica, certamente una motivazione forte per passare a un studio più approfondito.
La cultura matematica può essere un antidoto alla contraffazione delle notizie?
La matematica educa all’amore per la verità, cerca di dimostrarla in maniera rigorosa, logica, coerente. Dunque più matematica può voler dire meno fake news. Chi ha buoni strumenti logici ha meno probabilità di restare vittima di inganni. È sbagliato ridurre la matematica a una manipolazione di numeri: è piuttosto un metodo, una forma mentis.
C’è un legame tra la città di Urbino e la storia della matematica?
Sì, ed è anche molto forte. Non a caso si usa l’espressione Umanesimo matematico per descrivere il Quattrocento e Cinquecento urbinate. Questa tradizione trova uno dei suoi massimi esponenti in Federico Commandino (1509-1575) che ci ha restituito le prime traduzioni filologicamente corrette (dal greco al latino e poi dal latino alla lingua volgare) delle opere di Euclide e di Archimede. L’eredità prosegue con il lavoro del suo allievo, Guidobaldo del Monte, a cui Galileo inviava i propri manoscritti per ricevere consigli.
Cartesio sosteneva che la matematica è la fonte di tutte le cose. Che cosa intendeva dire?
Quello che disse anche Galileo: “Il libro della natura è scritto in caratteri matematici“.