A chiunque creda nelle statistiche e in quelle soltanto si consiglia di abbandonare questo post. Chi pensa che gli studia humanitatis siano destinati a seguire le curve discendenti e i grafici poco inclini all’incoraggiamento della missione dei classicisti, che siano destinati al palinsesto d’emergenza della formazione, al sottoclou faccia lo stesso. Questo è il “classico” caso dove la realtà (più complessa del previsto) sa contraddire i grandi numeri, prova a mutarli; oppure come accade immancabilmente, li anticipa. Allora l’esercizio migliore è cercare di non incasellarla tentando di capire i fenomeni, come quello nato dalla Scuola di Filologia Classica di Urbino, culla della prima Summer School al mondo di Metrica greca e dove ogni anno, da cinque edizioni, si iscrivono decine di giovani, studiosi, dottorandi, professori. “Alla prima edizione – spiega Liana Lomiento, docente di Storia del Teatro greco e Letteratura greca – furono 90 le domande di iscrizione”.
Per pochi, cioè per molti. Il programma messo a tema per questa quinta edizione dal 7 all’11 settembre (iscrizioni fino al 24 luglio) si occuperà di asinarteto, un particolare tipo di verso che nasce dalla fusione di ritmi contrapposti. Per più dell’80 per cento delle persone questa parola necessiterà dell’aiuto di Google e sta proprio qui il segreto che ha portato risultati convincenti alla Scuola. Nella estrema specificità dell’offerta didattica bilingue, in italiano e inglese. “Il nostro maggiore punto di forza – riprende Liana Lomiento – è la specializzazione. Mentre fioriscono dappertutto scuole estive generaliste di greco e latino noi facciamo una scelta molto precisa. Potrà sembrare un limite ma in realtà è un grande vantaggio perché un unicum”.
Due buoni motivi. A ben guardare non è del tutto spiegato il motivo per il quale la Summer School riesce ad avere un riscontro del genere. Perché riesca ad essere attrattiva per gli studenti di Oxford come per quelli della Normale di Pisa. Ce ne sono almeno due da contemplare ancora: il primato già accennato della Carlo Bo e del DISCUM (Dipartimento di Scienze della Comunicazione e discipline Umanistiche) nell’esser stati i primi in assoluto, a livello europeo e internazionale, ad aver pensato alla metrica greca in termini di alta formazione e di Summer School; la possibilità, non di poco conto, di organizzare la didattica in una città d’arte. “Poter creare una cultura della connectedness all’interno di una comunità di studiosi, studenti, dottorandi, professori, per di più in un luogo d’elezione come Urbino ad alto tasso di ospitalità (il riferimento è alle strutture, ndr) e con dei costi estremamente moderati – dice Lomiento – è un’opportunità incredibile”. “Tutte queste peculiarità insieme – aggiunge Giampaolo Galvani, PhD in Filologia e Storia dei Testi – hanno fidelizzato i nostri iscritti che in molti casi partecipano alle varie edizioni”. Al suo interno il corso si articolerà in cinque giornate, comprensive di lezioni, laboratori, conferenze e una tavola rotonda sul genere elegiaco visto attraverso la lente dell’ecdotica, la ricerca filologica tesa ad avvicinare il testo alla sua forma originaria e i frequentanti alla tecnica dell’edizione critica.
Non c’è lirica senza tecnica. Oltre a quelle dette c’è un’ulteriore buona ragione per cui Urbino si ritrova al centro dell’attenzione dei grecisti di tutto il mondo (Spagna, Regno Unito, Stati Uniti, Germania ecc.). La lunga tradizione di ellenisti e latinisti che deriva da Bruno Gentili e Cesare Questa. “La sfida – conclude la professoressa Lomiento – è approfondire la metrica greca trattando non soltanto dei tecnicismi. Questa è letteratura, non è un terreno arido: attraverso lo studio della versificazione dobbiamo arrivare a cogliere l’aspetto artistico ed estetico della poesia. Il poeta senza metrica non ha la stessa forza: sarebbe come togliere la terzina a Dante!”.