La geologia sta cambiando, come cambiano (sempre e rapidamente) molte cose in ambito scientifico. Il professor Simone Galeotti, paleoclimatologo e presidente della Scuola di Scienze Geologiche e Ambientali ci ha raccontato in che modo e con quali strumenti l’Università di Urbino intercetta questa evoluzione, destinata a portare grandi novità nel mondo delle professioni.
Professore che cosa è cambiato?
Il corso di laurea triennale in Scienze geologiche e pianificazione territoriale ha virato verso una didattica maggiormente integrata.
Questo che cosa significa?
Significa che l’offerta formativa si è arricchita, che il corso è oggi interclasse. La struttura del piano di studi unisce al proprio interno la formazione di più competenze. Quando l’ordinamento didattico di un corso di studio soddisfa i requisiti di due classi differenti, l’Università può istituirne uno nuovo che appartenga a entrambe: in questo caso la L21, per le lauree in Scienze della Pianificazione Territoriale, Urbanistica, Paesaggistica e Ambientale e la L34, per le lauree in Scienze Geologiche.
Qualche consiglio per l’uso?
Gli studenti devono indicare la classe entro cui intendono conseguire il titolo di studio al momento dell’immatricolazione. Questo non significa che non si possa poi cambiare idea: il percorso scelto va confermato in maniera definitiva solamente quando ci si iscrive al terzo anno. Voglio precisare che quello interclasse resta comunque un unico corso. In linea teorica, infatti, uno studente che consegue la laurea in una delle due classi potrebbe conseguirla anche nell’altro sostenendo solo gli esami che differenziano i due percorsi didattici.
Le ragioni che hanno portato a questo cambiamento?
L’esigenza di interdisciplinarità che si avverte nel mondo della gestione territoriale che è enormemente mutato. Fino a qualche anno fa, in questo ambito, le figure professionali erano ben distinte: geometra, geologo, ingegnere… Ognuno svolgeva il proprio ruolo distintamente. Oggi la gestione del territorio richiede trasversalità, i settori si contaminano tra loro, gli specialisti devono essere in grado di dialogare utilizzando un linguaggio comune. È in atto un processo che porterà ad una sinergia sempre maggiore. Inoltre l’accesso alla professione di geometra in un futuro prossimo richiederà il titolo di laurea. Forniamo una valida risposta anche a questa esigenza.
Il numero di esami resta quello di un tempo o è variato?
Abbiamo mantenuto lo stesso numero, con 12 crediti opzionali.
Quale spazio viene riservato all’esperienza sul campo?
Il Campus Scientifico Enrico Mattei, sede del corso che si trova nella campagna urbinate, è un laboratorio a cielo aperto e permette di effettuare tantissimo lavoro sul terreno. A partire dal primo anno, insegnamenti come topografia, cartografia, geografia fisica, richiedono molta pratica e questo luogo è un’opportunità unica. Facciamo poi escursioni, viaggi studio e laboratori. Durante gli Open Day presentiamo queste attività agli studenti delle scuole superiori. Infine il piano di studi prevede 100 ore di tirocinio.
A chi consiglia di iscriversi a questo corso?
A chi è incuriosito dal mondo nel quale viviamo. La geologia è una scienza complessa che utilizza più linguaggi per decodificare il sistema terra, a diversi livelli.
Quali sono i temi di frontiera delle Scienze Geologiche?
Tralasciando gli aspetti scientifici avanzati, sui quali potremmo aprire un ampio capitolo, in un paese come il nostro direi che il tema centrale è il rischio geologico, che comprende il rischio idrogeologico e il rischio sismico.
L’opinione degli studenti
Per Alex, studente all’ultimo anno della triennale, “il corso interclasse è una vera opportunità. Tra i miei colleghi c’è un ragazzo che dopo il diploma all’Istituto Tecnico per Geometri ora si sta laureando in Scienze geologiche e pianificazione territoriale. Questo significa integrare competenze differenti: un geologo, che si occupa di analisi del terreno, aggiunge competenze complementari alla preparazione di un geometra e apre un dialogo molto proficuo tra due mondi professionali”.
Alessandra, al terzo anno di corso, condivide pienamente le novità introdotte:
“l’idea di un corso interclasse è molto interessante e permette di arricchire il curriculum, di avere maggiore possibilità di scelta. Tra l’altro ciò permetterà di svolgere un lavoro più qualificato e più completo sul campo”. In definitiva, se le chiedete di fare una sintesi di ciò che pensa, la risposta arriva in una frazione di secondo: “È un corso da scegliere!”.