Giacomo Bizzarri, ex studente Uniurb e fondatore della start up innovativa

Horizon 2020, Global Startup Awards, una nomination come migliore startup italiana nel 2019 e poi reality show, quelli a caccia di talenti. L’idea imprenditoriale di Giacomo Bizzarri, ex studente Uniurb, 32 anni, sguardo acceso e determinazione tipica di chi sa bene quel che fa, funziona. Glielo stanno dicendo i premi e l’ultimo viaggio-stage di 3 mesi fatto negli Stati Uniti insieme ad altre 6 start up innovative italiane che il Ministero dello sviluppo economico ha selezionato per un percorso di accelerazione di impresa.

Giacomo oggi sei un imprenditore che colleziona premi, ma qual è il tuo percorso?

Nell’aprile del 2011 mi laureo a Urbino in Economia Aziendale, curriculum Amministrazione, finanza e controllo con una tesi sulla Gestione delle sorprese strategiche. A quel punto mi sono dato qualche mese di tempo per trovare lavoro oppure iscrivermi alla specialistica.

E che cosa è successo?

Il 2 maggio vengo assunto come responsabile della pianificazione strategica in un’azienda che fa lavorazione marmi.

Siamo ancora lontani da dove sei ora.

Sì, ci resto per un anno e mezzo, finché non capisco che per me lì non c’è prospettiva di crescita.

Come lo hai capito?

Il mio lavoro era perfettamente coerente con il mio profilo professionale, eppure l’organizzazione padronale della società non mi avrebbe permesso di incrementare la mia cultura manageriale, di sviluppare una visione di responsabilità. Insomma, non percepivo un modello di crescita virtuoso.

Quindi?

Ho fatto un passo indietro e non ho rinnovato il contratto.

Hai abbandonato il tuo lavoro per quale nuova prospettiva?

Non avevo ancora un obiettivo preciso. Mi sono iscritto ad un corso di formazione di marketing turistico promosso dalla Regione Marche, mi sono specializzato in hotel sales development. Questo mi ha consentito di entrare a far parte dello staff di un hotel a Senigallia, la mia città, con la qualifica di marketing manager.

Brillante, ma apparentemente tutto canonico rispetto alla tua avventura attuale.

Nel frattempo, siamo nell’estate 2014, faccio un viaggio in Thailandia, dove scopro una tecnica di preparazione del gelato sorprendente, che utilizza una superficie piatta anziché concava. Al rientro in Italia cerco immediatamente un tecnico frigorista per sviluppare alcuni prototipi. Mentre siamo all’opera vengo a sapere che l’edizione italiana del reality show Shark Thank è a caccia di start up e potenziali imprenditori. Il gioco è: 5 investitori decidono se puntare o meno sul tuo progetto. La mia idea viene selezionata, sviluppiamo il prototipo, a marzo 2015 registriamo il programma, realizziamo il logo della futura start up, apriamo un portale web.

E?

A giugno, quando c’è la messa in onda, la nostra puntata è fuori dal palinsesto. Bivio: lasciare o proseguire?

That is the question.

Decido di avviare formalmente l’azienda creando una start up innovativa che si inserisca nella tradizione del gelato italiano.

La tradizione è nota, dove sta l’innovazione?

L’obiettivo è quello di destrutturare il laboratorio, portare la lavorazione del gelato direttamente al consumatore, senza fasi intermedie.

Un gelato smart.

Il primo vero investimento è stata la partecipazione con un mio stand al Sigep di Rimini, il Salone Internazionale Gelateria, Pasticceria, Panificazione Artigianali e Caffè, un momento di formazione e studio. Dopo aver approfondito la catena del valore, i macchinari, i gelatieri, il mondo dei consumatori, comincio con le partnership, i collaboratori, i fornitori. Soprattutto partecipo a molti eventi dedicati al gelato per fare test di mercato.

La prima prova generale qual è stata?

2016, Senigallia (Food Festival), dove siamo presenti con un chiosco. È l’occasione per un vero product test e price test. Dalle diverse tipologie proposte arriviamo ad una sintesi. Quella giusta, visto che nel 2018 abbiamo registrato un +300% in termini di fatturato.

Come è possibile eliminare il laboratorio?

La base neutra (gelato pastorizzato da latte fresco) viene miscelata su una piastra refrigerata a frutta, cioccolato o altro… Tutto sotto gli occhi del consumatore.

Che cos’è che funziona così tanto?

1. Il metodo espresso di preparazione. Abbiamo cioè uno standard in linea con il trend dello show cooking, dove lavorazione della materia prima e somministrazione avvengono contestualmente, saltando la catena del freddo. 2. Utilizziamo prodotti freschi ad alta qualità. Abbiamo una selezione di 30 gusti differenti. 3. Siamo al posto giusto nel momento giusto: dopo il Maker Faire di Roma, dove veniamo coinvolti dal Future Food Institute di Bologna, finiamo a Tu si que vales, il programma televisivo su Canale 5 e su Rai 2, a I Fatti Vostri.

Salti quantici per un brand.

Sì e non ci fermiamo. Tra il 2017 e il 2018 sviluppiamo il progetto Shop and shop, ossia il nostro punto vendita all’interno di attività già esistenti. Nel 2018 apriamo invece il primo concept store a Senigallia: 11 metri quadrati, il consumatore entra e “non trova nulla” di pronto, tutto accade dal vivo.

Dal punto di vista del management questo che cosa significa?

Ci sono diverse chiavi di lettura: significa ottimizzazione del processo, senza perdere in qualità del prodotto. Il concept di gelateria che proponiamo dà assoluta precedenza alla qualità; significa risparmio energetico, perché risparmiamo sulla conservazione lungo la catena del freddo; diamo una soluzione diversa al settore e una al consumatore; il cliente è coinvolto nel processo, perché sceglie e assiste, il nostro prodotto è on demand.

Ci sono nuovi segmenti di mercato possibili?

Abbiamo davanti la sfida più grande, stiamo mettendo a punto un prototipo per la lavorazione del gelato in casa. Il feedback ce lo hanno restituito i nostri clienti più piccoli: “mamma mi compri la piastra” è un refrain nella nostra gelateria. La cosa riscuote interesse: a ottobre siamo stati finanziati dal programma Horizon 2020 insieme (soltanto) ad un’altra start up marchigiana. Poco prima eravamo stati selezionati dall’ ICE, l’agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane che fa capo al Ministero dello sviluppo economico, per partecipare al Global Start up Program. Dopo le lezioni in aula siamo partiti, insieme ad altre 6 start up italiane, per un soggiorno di 3 mesi negli Stati Uniti. È stata un’esperienza formidabile, ho presentato la mia idea di impresa all’Istituto Italiano Di Cultura Los Angeles! Gli Stati Uniti per noi sono un mercato importantissimo. Mentre in Italia il gelato domestico rappresenta un 10%, stagionalizzato nel periodo invernale, negli Usa occupa il 65% del consumo totale.

Obiettivi “secondari”?

In primavera apriremo altri punti vendita con il nostro brand Gelati Bizzarri. Inoltre stiamo valutando se far partire in primavera una campagna di crowdfunding sul portale americano Kickstarter.

“Siamo davvero entusiasti di essere stati nominati da Global Startup Awards | South Europe Startup Awards anche per la categoria Best Creative Industry come migliore startup italiana nel 2019”. Scrivi così nella pagina Facebook della tua azienda. Sono due le informazioni: hai vinto due premi internazionali e fai buona comunicazione.

Sì, e ai premi internazionali se ne affiancano altri. Nel 2017 la menzione speciale di Unicredit StartLab per la categoria Innovative Made in Italy. Tre bandi regionali sull’autoimprenditorialità, le startup innovative, lo sviluppo e la continuità di impresa nelle aree di crisi. Più un voucher della Camera di Commercio delle Marche per lo sviluppo dell’innovazione in ambito marketing. I premi rappresentano un riconoscimento importante a ciò che si sta facendo, ma non sono mai un punto di arrivo. Anzi, rappresentano la spinta per continuare il nostro percorso di sviluppo e crescita.

Ad un certo punto dell’intervista hai iniziato ad usare il plurale. Un errore o plurale maiestatis?

No, ho 3 soci: Fabrizio Cannizzaro, business developer; Alessandro Giuricin, ingegnere meccanico; The Hive, incubatore di imprese di Ancona.

Il tuo percorso di laurea oggi in che cosa ti è utile?

Applico molte nozioni di sviluppo strategico e gestione aziendale. Inoltre la capacità di cambiare modello di business, materia della mia tesi, è pane quotidiano.

Quali suggerimenti dai ad uno startupper in partenza?

Occhi aperti sul mondo. A partire da ciò che ci interessa va valutato il mercato. Viaggia molto.

Suggerimenti al tuo Paese?

La smetta di autopunirsi. L’Italia offre molte opportunità, chi ha un’intuizione ha anche molti strumenti a disposizione per provarci. Abbandoniamo la cultura del fallimento, solo chi ci prova può dire “non funziona”.

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