Nel 1952 nasce la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA). Nel 1959, appena sette anni più tardi, all’interno dell’Università di Urbino Carlo Bo viene attivato il primo seminario di Diritto comparato ed europeo. A fondarlo sono i professori Enrico Paleari e Germain Bruillard. Da 57 anni quell’esperienza coraggiosa e pionieristica si ripete con il “Séminaire de droit comparé et européen” organizzato, per questa edizione dal 17 al 29 agosto, dal Centro di Studi Giuridici Europei dell’Università di Urbino e dall’Istituto Svizzero di Diritto Comparato, in collaborazione con l’Università Italo-Francese (UIF/UFI) e con l’adesione delle Università di Parigi 1 (Panthéon-Sorbonne) e Parigi 2 (Panthéon-Assas). Nel frattempo è anche divenuta Summer School andando a infoltire la chioma dell’alta formazione universitaria.
“Nei corsi di Urbino – spiega il professor Luigi Mari, docente di Diritto Internazionale e dell’Unione Europea – è passato il meglio dell’Accademia europea. La nostra è la più antica Scuola internazionale d’Italia, sorta proprio all’avvio della Comunità europea”.
Il est utile, necessario. La Summer School (aperta a tutti) affronta il diritto calandolo nei problemi economici e politici, secondo un approccio teorico-pratico. Una sorta, se così si può dire, di concentrato di informazioni che non si ritrovano nei curricula universitari ma che sono ormai indispensabili allo studio, alla ricerca o all’esercizio delle professioni giuridiche. Vantaggi? Uno sicuro e immediato: in 15 giorni si acquisiscono gli strumenti critici per penetrare più a fondo il senso della regolamentazione europea e il senso del dialogo fra ordinamenti giuridici nazionali. Tre le lingue usate durante conferenze, tavole rotonde e momenti più informali di dibattito: francese, italiano, inglese.
Diritto e rovescio. L’Europa è fonte di interesse inesauribile per chi si appassioni di giurisprudenza. Anche il metodo comparatistico, uno dei due capisaldi della Scuola, ha però un suo fascino indiscusso. Dal confronto possono infatti venire nuove linee interpretative delle norme scritte (ius conditum) e miglioramenti di quelle in via di formazione (ius condendum). Per stare all’attualità può derivarne ad esempio, su temi come le unioni civili, un ventaglio di soluzioni giuridiche possibili che sarebbero indeducibili e nascoste in un sistema chiuso. La comparatistica può anche essere usata come una lampara nella notte, per far comparire singoli corpi laddove non è immediato tracciare perimetri. Così nel mare magnum della contrattualistica internazionale come nel diritto penale. Non tuttavia come una lima per appannare le differenze. “L’Unione europea – è la strada che individua Mari – deve essere unità di differenze”.
Più europei più Europa. A meno che l’eurocrazia non abbia sostituito l’europeismo la Scuola Estiva che, come è stato detto, è anche la più antica d’Italia, persegue un obiettivo coerente: quello di non essere puro tecnicismo. “Nemmeno il diritto – commenta Mari – lo è”. Allora cos’è? La costruzione, nello studio delle regole di diritto, di un percorso verso una mentalità e un senso civico europei tramite l’approfondimento e la comparazione. “Se l’Europa non entrerà nelle scuole e nelle aule universitarie – è la massima che ispira gli ispiratori del séminaire – non sarà mai nei cittadini”.