Nel 2019 l’Ateneo di Urbino ha aderito alla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile e ha avviato l’elaborazione di un complesso piano di intervento sui temi della sostenibilità ambientale e della responsabilità sociale. Qual è lo stato dell’arte del processo? Ne parliamo con Elena Viganò, Prorettrice alla Sostenibilità e alla Valorizzazione delle Differenze.
Professoressa Viganò, “Uniurb” è sempre più “sostenibile”?
Sì. Dal momento dell’adesione alla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile abbiamo proposto diverse iniziative che, dallo scorso anno accademico, hanno trovato una collocazione e un rafforzamento nel cantiere di Uniurb sostenibile, nell’ambito del mio Prorettorato. Il tutto partendo da due concetti che considero basilari. Innanzitutto, la sostenibilità è un problema complesso, per il quale non possiamo pretendere di individuare soluzioni semplici e lineari, anche perché… non esistono. Sebbene il riduzionismo pare stia tornando di moda, dobbiamo sforzarci di adottare sempre un approccio olistico, considerando interazioni e meccanismi retroattivi, e mettere a punto un insieme di proposte per orientare il problema verso obiettivi di maggiore sostenibilità.
In secondo luogo, la sostenibilità richiede partecipazione, per cui le aree ancora “ferme” sono quelle per le quali non sono riuscita a coinvolgere altre componenti della nostra comunità accademica. Va anche detto che il lavoro da fare è veramente tanto e che tutti noi abbiamo parecchi impegni su altri fronti. Ma c’è una buona notizia. Da poche settimane è stato costituito l’Ufficio Sostenibilità e sono sicura che questo imprimerà un’accelerazione ai diversi progetti, in corso o ancora nel cassetto.
In ogni caso, molteplici sono le iniziative che abbiamo progettato e realizzato. E uso il plurale perché sono molte le persone con cui ho il grande privilegio di lavorare, settimana dopo settimana, per alimentare quella voglia di cambiamento, indispensabile per orientare verso la sostenibilità tutte le mission di Ateneo, tutte le procedure, tutti i comportamenti. Non si tratta, infatti, di portare una spennellata di verde, ma di adottare un insieme articolato di innovazioni per radicalizzare il nostro impegno, che è prima di tutto morale, verso le generazioni future – e non solo – nella cornice dei Sustainable Development Goals (SDG) dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.
Non abbiamo altra scelta e nemmeno tanto tempo a disposizione. Come Università, credo che abbiamo una responsabilità in più, anche nel condividere con i nostri stakeholder questi percorsi, co-creando conoscenze e costruendo nuove modalità d’interazione e di confronto, sul piano teorico e su quello operativo.
Concretamente, l’Università di Urbino quali azioni ha intrapreso o ha in programma nel breve periodo?
Ci siamo mossi su molteplici fronti e premetto che non potrò presentare tutte le azioni. Molte di esse, però, sono raccontate sulle pagine social di Ateneo e, soprattutto, su sostenibile.uniurb che sta diventando la nostra vetrina e, allo stesso tempo, uno strumento prezioso per raccogliere idee e proposte, mediante l’email sostenibile@uniurb.it.
Ad esempio, un’iniziativa a cui tengo molto, come lettrice appassionata e come convinta sostenitrice dell’importanza della lettura nel processo formativo, è il ciclo di eventi Uniurb sostenibile legge. Si tratta di incontri mensili, prevalentemente serali, in diversi Palazzi del nostro Ateneo, proposti da un team di colleghi, con impostazione differenziata (caccia al tesoro, reading teatrale, laboratori di poesia, letture con musica, seminari). Spazi di confronto rilassato, per avvicinarci ad autori e a temi diversi che, sono sicura, troveranno un ulteriore potenziamento nei prossimi mesi e non solo per perseguire l’SDG 4 (Istruzione di qualità), ma anche per vivere gli spazi della nostra Università e creare relazioni positive con le studentesse, gli studenti e con la città.
In un altro ambito, è stato portato avanti un enorme lavoro per arrivare alla pubblicazione del primo Bilancio di Genere e all’approvazione del Gender Equality Plan per il periodo 2022-2024. Un passaggio fondamentale per analizzare la distribuzione di genere nelle diverse componenti dell’Ateneo e per definire le politiche necessarie per promuovere la cultura delle pari opportunità, costruendo un ambiente inclusivo, rispettoso delle persone e delle differenze (SDG 3 Salute e benessere, SDG 4 Istruzione di qualità, SDG 5 Parità di genere, SDG 10 Ridurre le disuguaglianze, SDG 16 Pace, giustizia e istituzioni solide).
Non possiamo non citare anche il Cammino del Duca.
Infatti. Siamo il primo Ateneo in Italia a proporre, insieme al Club Alpino Italiano (sezioni Montefeltro e Gubbio), un itinerario che unisce Urbino a Gubbio, mediante un percorso di circa 100 km, in cinque tappe. L’idea è quella di considerare il Cammino uno strumento per realizzare attività didattiche, di ricerca e di terza missione con il coinvolgimento diretto di diversi attori. In particolare, vorremmo valorizzare le specificità storico-artistiche, geologiche, naturalistiche, paesaggistiche, enogastronomiche del territorio, promuovendo un modello di slow tourism che riesca a coniugare rispetto dell’ambiente, tutela del benessere e della salute e creazione di reddito e occupazione.
Approfitto per segnalare che abbiamo lanciato una call per raccogliere contributi multidisciplinari di approfondimento scientifico su diversi elementi del territorio attraversato e che stiamo lavorando alla seconda edizione del Cammino, che quest’anno si terrà dal 29 giugno al 3 luglio.
Quali altre iniziative è possibile segnalare?
Il coordinamento delle diverse reti in tema di pace a cui l’Ateneo di Urbino aderisce – Università per la Pace del Consiglio Regionale della Regione Marche, la Rete Università per la Pace della CRUI, il Manifesto per l’Università inclusiva e Scholars at risk – per realizzare iniziative di contrasto alle diseguaglianze e alla povertà e di rafforzamento di una cultura di costruzione della pace, così come di accoglienza e tutela dei diritti (SDG 16) mai come oggi così importanti.
Sempre nello stesso ambito, abbiamo anche organizzato, in collaborazione con gli altri Atenei marchigiani e con il CAI-Gruppo Regionale Marche, il Climbing for climate, promosso dalla Rete delle Università per lo sviluppo Sostenibile, per una sensibilizzazione sulle problematiche del cambiamento climatico (SDG 13) e della perdita di biodiversità degli ecosistemi (SDG 15). Inoltre, il brano musicale composto dal Coro 1506 dell’Università di Urbino ha vinto il concorso We are the Earth – Componiamo assieme la musica della nostra Terra, organizzato dalla Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile (RUS) e dal Coro PoliEtnico del Politecnico di Torino. E, ultima ma non meno importante, la Lezione Zero.
Ecco, la Lezione zero – Che cos’è la sostenibilità? è un corso interdisciplinare dedicato a studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo dell’Ateneo, ma è anche un importante strumento divulgativo della cultura della sostenibilità fruibile sui canali di Uniurb da chiunque fosse interessato all’argomento, è esatto?
Sì. È un pacchetto formativo ed educativo progettato dal Gruppo Educazione RUS Uniurb, coordinato dalla Professoressa Silvia Fioretti, al quale partecipano la Professoressa Alessandra D’Agostino e la Professoressa Elena Paglialunga, con il supporto del Professor Giovanni Marin e della Professoressa Michela Maione, realizzato con la partecipazione di 20 docenti dell’Ateneo, esperti di temi specifici legati, in modi diversi, alla sostenibilità. Venti videolezioni, quindi, attraverso le quali proponiamo, con lo stesso format e la stessa impostazione, venti risposte alla domanda “Che cos’è la sostenibilità?”, da prospettive disciplinari diverse.
Direi che è un’iniziativa “simbolo” di impegno per la sostenibilità e la valorizzazione delle differenze funzionale al perseguimento dell’obiettivo 4 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per un’istruzione di qualità, che aumenta il nostro livello di conoscenza su diverse tematiche legate ai 17 SDGs.
Oltre a ringraziare moltissimo i colleghi e, in particolare, la Professoressa Fioretti, che ha portato avanti con competenza ed entusiasmo questo progetto, vorrei anche sottolineare che si tratta di un pacchetto formativo “in evoluzione”, nel senso che prevede la registrazione di altre lezioni, da parte di colleghi interessati a offrire il loro contributo.
Chiaramente la questione della formazione è strategica, per cui stiamo definendo altre proposte e altri strumenti, per raggiungere target diversi, considerando anche le richieste che ci vengono dal territorio.
Tra queste includerei, ad esempio, le conferenze come quella tenuta nel settembre scorso dal climatologo Frank Raes, dal titolo Il clima dell’Antropocene: politica, cultura e sostenibilità, in collaborazione con organizzazioni impegnate sul fronte della sostenibilità, o il seminario Clima, ambiente, salute e stili di vita: riflessioni e prime proposte, del 17 maggio scorso, che ha avuto l’obiettivo di evidenziare, mediante un approccio multidisciplinare, sia l’impatto di scelte individuali su inquinamento, cambiamento climatico e salute, sia le iniziative possibili, sul piano della ricerca, della didattica e della promozione di azioni concrete, per garantire benefici per l’individuo, il pianeta e la società.
È con la lente della sostenibilità, infatti, che dovremmo ponderare tutte le nostre scelte, da quelle individuali a quelle collettive, anche, anzi direi soprattutto, nell’attuale contesto post pandemico. Ma dobbiamo allenarci per sviluppare un atteggiamento critico e fortemente innovativo, per recuperare il tempo perso. E su questo la formazione e l’educazione sono acceleratori insostituibili.
Come risponde la comunità universitaria a queste prime sollecitazioni?
È una domanda che mi sto facendo in questi giorni riflettendo sulla possibilità di arrivare a una valutazione dell’impatto delle nostre proposte. Al momento, possiamo dire che sui social abbiamo una risposta notevole e ottimi feedback – in termini di condivisioni, like, visualizzazioni – per le diverse iniziative proposte. Credo che questo sia dovuto un po’ alla novità, un po’ alla consapevolezza crescente dell’importanza dei diversi temi legati alla sostenibilità. Altrettanto importanti sono i segnali che stanno arrivando dagli studenti, come l’adesione all’evento Plastic free, le riflessioni sulla pace, la partecipazione all’evento di rilancio della campagna AMAzzonia di COSPE onlus.
C’è poi una lista che si allunga di giorno in giorno di persone che stanno dedicando tempo ed energia a queste iniziative. Non so veramente come ringraziarle.
In questi mesi ho sperimentato un altro aspetto per me molto significativo. L’importanza delle differenze. Siamo andati avanti meglio e forse anche più in fretta non solo quando eravamo più persone, ma soprattutto quando eravamo diverse/i. E quando ognuno ha messo la propria esperienza e le proprie competenze al servizio dell’Ateneo. Credo sia questo il punto di svolta.
Chiaramente non ci sentiamo arrivati. Anzi, direi che abbiamo appena cominciato. Ci sono diverse idee nel cassetto. Penso, ad esempio, alla mobilità, all’inventario e al monitoraggio delle emissioni di CO₂ da portare avanti attraverso misure di efficientamento energetico, all’ulteriore dematerializzazione dei documenti, alla riduzione dei rifiuti e dell’uso della plastica. Molto lavoro da fare anche considerando l’ennesimo allarme lanciato dall’IPCC sugli effetti del cambiamento climatico e sulla necessità di adottare provvedimenti urgenti volti alla sua mitigazione. Un allarme che potrebbe indurre allo scoraggiamento chi, al contrario, dovrebbe innescare ulteriori progettualità.