Il suo metodo di studio è scientifico. Il suo background pure. E poi c’è quel desiderio di vedere la realtà nella sua struttura fondamentale, molecolare. Questa è Linda Ciacci Mariani, studentessa del corso di laurea quinquennale in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche. Questa è la sua intervista.
Diploma superiore?
Istituto Tecnico Industriale Statale, indirizzo Chimica, Materiali e Biotecnologie.
La chimica è una costante.
La chimica è un mondo affascinante.
Perché?
È uno strumento di comprensione della realtà. Gli elementi sono in numero finito, ma la loro combinazione è infinita. Voilà la chimica.
Che cosa ti ha colpito del corso in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche?
Mi ha incuriosita l’intreccio tra chimica e farmaceutica. L’elemento della cura della persona, del trattamento delle patologie, è stato fondamentale nel compiere questa scelta.
Trova le differenze tra scuola e Università?
L’Università è un ambiente più aperto al mondo, dove c’è – sarà anche l’età degli studenti – maggiore libertà di scelta: ti scegli ad esempio le compagnie, i colleghi di corso…
Come è stata la partenza?
Sono partita molto forte con gli esami.
Da come lo racconti ne sei molto orgogliosa.
Sì, è così.
Sei una persona sicura di sé?
Do questa impressione ma nascondo anche io le mie piccole insicurezze. Per esempio amo la continuità e mi spaventa il cambiamento.
E quali sono i cambiamenti che invece hai affrontato?
Il primo cambiamento per me è stato quello del metodo di studio. Altra novità, la possibilità di scegliere quando studiare, come gestire la giornata, gli orari, le lezioni, il tempo libero, le pause…
Altro cambiamento “dovuto”?
Ha sempre a che fare con la libertà di scelta. La vita da studentessa universitaria mi ha concesso parti della settimana senza impegni. Questa indipendenza, che con l’Università diventa concreta, mi ha permesso di affinare la capacità di gestire il mio tempo.
Fine dei cambiamenti?
No, aggiungo il rapporto con i professori, che alle superiori sono simil-genitori. All’Università diventa dialogo e confronto. Si attua certamente un distacco emotivo, ma a fin di bene.
Per quale motivo la ritieni una cosa positiva?
Perché ti responsabilizza tantissimo, ti insegna a confidare nelle tue forze.
Hai usato una strategia per reagire a tutti questi cambiamenti?
Più che una strategia, una forma di autogoverno. Pretendo molto da me stessa, così mi sono data dei ritmi da rispettare.
Come ti senti adesso?
Più sicura delle mie capacità. Sono passata dal dire “mamma mia ce la farò?!” alla consapevolezza di ciò che posso fare.
Come si sceglie un corso di laurea?
Innanzitutto si segue la passione. Al secondo posto ci metterei il lavoro. Il corso di laurea giusto è quello che ti dà la possibilità di scegliere la professione che ti piace. Nel mio caso le due cose hanno coinciso e so, al 99,9 per cento, di avere fatto la scelta giusta.
E lo 0,1 per cento?
Me lo tengo come riserva, la perfezione non esiste.
Quali sono le caratteristiche per te fondamentali del tuo corso?
La prima caratteristica è quella di agganciare le conoscenze teoriche ai laboratori, ai molti laboratori e ad un corso di farmacia simulata, una stanza allestita come una farmacia vera e propria in cui fare pratica prima della pratica. La seconda caratteristica è il numero contenuto delle classi, indispensabile se si vuole creare un gruppo affiatato. La terza, la libera circolazione delle idee e delle conoscenze tra colleghi e tra studenti e professori. Dal punto di vista amministrativo penso che la caratteristica principale sia la fluidità, cioè una gestione organizzativa senza colli di bottiglia. Questo velocizza le risposte allo studente e riduce il tempo speso in burocrazia.
A quale anno di corso sei iscritta?
Al quarto.
Hai già pensato alla tesi?
Ancora no, ma mi appassiona la tecnologia farmaceutica, la possibilità di identificare metodi innovativi per la somministrazione di farmaci con l’obiettivo, ad esempio, di ridurre gli effetti collaterali.
C’è stato un momento di svolta in questi quattro anni?
La svolta totale per me è stato l’esame di Chimica farmaceutica e tossicologia 1, quando tutto ciò che avevo studiato è confluito nella farmaceutica, facendomi comprendere i meccanismi di funzionamento dei farmaci. Finalmente sono riuscita a vedere l’applicazione delle mie conoscenze. È stata una grande soddisfazione personale e un banco di prova per tutte le ore passate sui libri di testo, un test per verificare se la scelta di cui ho parlato prima aveva in sé il primo indispensabile criterio.
Cioè?
Se si ha la passione, se si è scelto con passione il proprio corso di laurea, allora lo studio resta e ti supporta in laboratorio. Altrimenti le informazioni passano come meteoriti e non sai come muoverti tra le provette.
Tu sei anche meritevole, giusto?
Sì, ho vinto uno dei cento premi studio dell’Università di Urbino. Oltreché un’emozione è stato lo stimolo ad un maggiore impegno.
L’Università ti cambia la vita?
A me ha fatto scoprire tante cose nuove sul funzionamento del corpo umano, sulla somministrazione di farmaci. Inevitabilmente questo ha modificato il mio stile di vita, mi ha imposto di prestare maggiore attenzione all’assunzione di medicinali. Inoltre, mi ha permesso di dispensare consigli a riguardo a famigliari e conoscenti.
Che cosa c’è per te dopo la laurea?
Dopo quella porta non so cosa mi aspetta. So però che cosa voglio.
Che cosa vuoi?
Mi piacerebbe lavorare in azienda o in farmacia, dove il tuo lavoro è essere un punto di riferimento per le persone.
Del mondo aziendale cos’è che ti attrae?
La possibilità di accompagnare le innovazioni, di saperle mentre accadono.
Hai svolto il tirocinio?
No, è previsto per il prossimo anno. Lo farò in una farmacia.
C’è un argomento cult nel tuo percorso?
L’antibiotico-resistenza. È necessario promuovere un uso consapevole degli antibiotici per difenderci dall’inefficacia delle cure.
Come affronti la preparazione agli esami?
Spesso studio con i colleghi, ci esercitiamo insieme.
Usi un metodo?
A lezione prendo appunti sul pc (scrivo a mano soltanto quando occorre disegnare le strutture molecolari). A casa, il giorno stesso, sistemo gli appunti integrandoli con altre informazioni che attingo dai libri di testo. Stampo tutto il materiale e lo rileggo confrontandomi con i compagni di corso. Infine sintetizzo ulteriormente aiutandomi con gli schemi.
Sei competitiva?
Direi di no. Sono altruista, mi preoccupo molto del benessere di chi mi sta accanto. Eppure pretendo molto da me stessa, ecco diciamo che sono competitiva con me stessa.
Difetti?
Escluso lo studio, sono pigra.
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Vai.
Il mio consiglio è: seguite le lezioni perché sono la prima forma di studio e perché approcciare la materia guidati da un professore è vantaggioso. Ne ho anche un altro: non vivete questi anni con apprensione, non paragonatevi ai colleghi, ma rispettate i vostri tempi, valorizzate le vostre potenzialità.